Il ministro Orlando muove venti contestazioni all'ex presidente della sezione Misure di prevenzione
di AMDuemila
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha mosso venti contestazioni nei confronti di Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo e coinvolta nello scandalo sull'assegnazione di incarichi di gestione dei beni confiscati. I presunti illeciti sono stati trasmessi al procuratore generale della Cassazione e al Csm.
L'azione disciplinare riguarda anche i giudici Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte (sotto inchiesta e trasferiti da Palermo) Lorenzo Nicastro e Emilio Alparone (attualmente in servizio nel capoluogo ma non indagati della procura nissena). Nei loro confronti le contestazioni riguardano provvedimenti considerati illeciti e adottati nel periodo in cui lavoravano nella sezione Misure di prevenzione.
Si tratta di un'azione disciplinare nata dall'inchiesta condotta a Caltanissetta, ma va oltre le ipotesi di reato dei pubblici ministeri. Tutti i magistrati tirati in ballo di fronte al Csm hanno respinto le contestazioni, rivendicando la correttezza del proprio operato.
La Saguto è accusata di aver leso “la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato e dell'istituzione giudiziaria”. Tra le contestazioni, i tempi lunghi per definire i processi (in alcuni casi sono stati superati i tre anni). Altri provvedimenti, inoltre, erano in stand by nel momento in cui la Saguto lasciò il servizio. E questo sebbene fossero trascorsi ben 900 giorni.
Un'altra contestazione riguarda l'aver avuto un "comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi del tribunale, delle parti e dei difensori" a causa dei "ritardi ingiustificati nell’inizio delle udienze" oppure nei rinvii "senza fondata motivazione". L'ex presidente aveva inoltre autorizzato Roberto Santangelo, amministratore giudiziario, "alla continuazione dell’impresa senza avere acquisito il parere del pm e senza sottoporre al vaglio del collegio la decisione". Mentre nei confronti del ragioniere Roberto Tre Re, amministratore del patrimonio sequestrato all’ex deputato Acanto, avrebbe liquidato un compenso "omettendo ogni motivazione".
Nelle dieci pagine si parla anche dell'incarico e dell'assunzione al fratello e al figlio di una cancelliera considerata amica della Saguto in un'attività commerciale precedentemente sequestrata. O di liquidazioni di parcelle senza giustificazione o verifica preventiva.
L'ex presidente della sezione, attualmente sospesa dall'incarico, non si sarebbe inoltre astenuta sulla questione del patrimonio sequestrato agli eredi Buttitta, nonostante in quell'amministrazione giudiziaria prestasse servizio il marito, Lorenzo Caramma, come collaboratore dell’avvocato Cappellano Seminara. In quell'occasione, però, la Saguto firmò un provvedimento sull'autorizzazione alla nomina di quattro legali.
Beni sequestrati, tutte le accuse alla Saguto
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