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noma 1Sul palco Pif, Ficarra e Picone e tanti familiari vittime mafia
di Aaron Pettinari
Oltre centomila download in appena quattro mesi di vita. E' questo il numero che segna il successo della nuovissima App per smartphone e tablet "NOma - luoghi e storie NOmafia", scaricabile gratuitamente e nata per far conoscere ai più giovani i protagonisti della lotta alla mafia, ideata dall’associazione No profit ”Sulle nostre gambe” fondata da Pif con Tiziano Di Cara (ideatore dell’applicazione), Roberta Iannì ed Emanuela Giuliano. Dopo il primo step di 15 storie affidate alle voci di attori siciliani con tanto di interviste ai familiari delle vittime, da ieri il numero è salito a 22.

Così sarà possibile ascoltare la vicenda del poliziotto Ninni Cassarà, narrata da Isabella Ragonese, quella di Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso nell’ 82, da Nino Frassica, mentre Leo Gullotta darà voce alla storia del medico legale Paolo Giaccone, Luigi Lo cascio, interprete de “I cento passi”, a Peppino Impastato, Donatella Finocchiaro narrerà di Gaetano Costa, ucciso nel 1980 e infine, Paolo Briguglia riporterà alla memoria le storie poco note di Calogero Zucchetto, stretto collaboratore di Cassarà e di Filadelfo Aparo, autentico segugio dei latitanti, ucciso nel 1979. I sette racconti sono stati presentati ieri sera al teatro Biondo di Palermo.
Tanti gli ospiti presenti intervistati dal giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni. Da Pif, che introduce con la sua voce tutti gli itinerari ed i personaggi, al sindaco Orlando, passando per Ficarra e Picone (anche loro inglobati nel progetto con la narrazione delle storie del giornalista Mauro De Mauro e del giudice Cesare Terranova).noma agostino "Questa App - hanno ricordato sul palco proprio i due comici - ci aiuta a ricordare da dove veniamo e permette a tanti giovani nati dopo le stragi del 1992 di conoscere meglio fatti e protagonisti che rischiano di essere dimenticati. La vergogna che come popolo abbiamo provato nel 1992 ci ha segnato, ma oggi le cose sono cambiate, e siamo felici di poter dire che il nostro testo 'Io mi vergogno di essere siciliano' appare superato, perché metà delle cose di cui ci vergognavamo non ci sono più".
Oltre a loro sono intervenuti anche Daniele Marannano di “Addipopizzo”, la ricercatrice Laura Plahuta di Teche Rai che ha fornito preziosi materiali audiovisivi e video dei Tg, ed Elena Tondini della Tim, partner che ha curato la progettazione tecnica dell’app. "Ho sempre pensato che questa città fosse cresciuta sul dolore e sulla sofferenza - ha detto Bolzoni - ma ora ho cambiato idea, credo che questa città abbia fatto opera di resistenza prima, ed è per questo che abbiamo contato tutti questi lutti, abbiamo dovuto raccontare tante stragi e tanta morte. Nessun ragazzo di 16 anni oggi leggerebbe un mio 'fondo' sulla mafia, ma uno strumento  tecnologico così semplice e  ben fatto gli permetterà di avere la memoria e gli strumenti culturali per approfondire,informarsi, farlo  più avanti nel corso della sua vita". E' il segno di un modo di raccontare che nel tempo si è trasformato, diventando sempre più interattivo. E pensare che questo l'idea iniziale del progetto era quello di creare un museo antimafia a Palermo. Un dettaglio confermato dallo stesso Pif che poi si è evoluto proprio dopo l'incontro avuto con Tiziano Di Cara e la partnership di Tim. "E' così che abbiamo avviato un progetto che grazie all’informatica è uno strumento a disposizione di tutti ma pensato ma soprattutto per le nuove generazioni".
Diverse le testimonianze dei familiari delle vittime che a decine si sono alternate sul palco, da Giulio Francese a Milly Giaccone, ai coniugi Augusta e Vincenzo Agostino: "Davvero ci volevano 27 anni per riconoscere il funzionario 'faccia da mostro'?", ha detto il padre dell'agente Nino ucciso insieme alla moglie Ida Castellucci nell'agosto del 1989. "Mi piacerebbe che dopo 27 anni tagliasse la sua barba - ha aggiunto la moglie, Augusta Schiera - ma è una promessa fatta a nostro figlio Nino, eroe suo malgrado".

Polemiche su Riina jr in Rai
Nel corso della serata, che ha visto un Teatro Biondo praticamente gremito, è stata ripresa in parte anche la polemica sull'intervista andata in onda sulla Rai di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del capomafia Corleonese. noma 2"Se qualcuno voleva sapere chi sono e cosa hanno fatto i corleonesi poteva chiederlo a noi - ha detto Tina Montinaro, vedova dell'agente Antonio, ucciso a Capaci il 23 maggio 1992 - basta guardare questa sala piena di familiari delle vittime per capire di cosa sono stati capaci questi uomini del disonore, non c'è bisogno di leggerlo sul libro del figlio di Riina. Questa è la Palermo che lotta". Un'intervista che ha particolarmente indignato tanti familiari vittime di mafia. Anche Dario Montana, fratello di Beppe, è intervenuto sul punto: "Se qualche giornalista avesse visto le interviste fatte ai boss dal collega della Rai Giuseppe Marrazzo, avrebbe saputo cosa è servizio pubblico. Di Marrazzo mio fratello diceva "Quello è un giornalista perbene". "Vorrei ricordare - ha poi aggiunto Montana - che questa città ha saputo riconoscere e condannare la mafia, basti pensare al contributo dato dai giudici popolari nel maxiprocesso celebrato a Palermo”.
In una serata di emozioni e commozione c'è stata anche la lettura di una lettera inedita scritta da Giovanni Falcone, l'11 febbraio 1983, a Geraldina Piazza, nipote del giudice Cesare Terranova in un momento in cui i palermitani si lamentavano del pool antimafia e delle sirene della scorta. "La lotta sarà lunga e difficile - scriveva Falcone - ed è prevedibile che sarà versato il sangue di altri fedeli servitori dello Stato, colpevoli di aver compiuto il proprio dovere in un contesto in cui non tutti si comportano allo stesso modo".

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