Il pentito D’Amato svela chi lo aiutò nel recupero dell’esplosivo in mare
di AMDuemila
La Procura di Caltanissetta avrebbe aperto un nuovo fascicolo nei confronti di tre soggetti accusati di aver dato un contributo nella strage di Capaci. A darne notizia è il Giornale di Sicilia. A tirarli in ballo sarebbe l’ultimo pentito, Cosimo D’Amato, il pescatore di Santa Flavia già condannato a 30 anni per la strage in cui vennero uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesco Morvillo ed i tre agenti della scorta.
“Ho deciso di collaborare per dare un contributo alla giustizia e per sapere la verità di questi signori - ha detto ai magistrati - Per due o tre volte che ho aiutato mio cugino mi sono preso 30 anni, io che non c'entravo niente”.
Quindi ha fatto i nomi di chi lo aiutò nel lavoro di ripescaggio delle bombe della seconda guerra mondiale da cui si estrasse l’esplosivo utilizzato per compiere le stragi del 1992 e del 1993. Dopodomani i pm concluderanno la loro requisitoria chiedendo le condanne per i boss Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Vincenzo Tinnirello, imputati al processo “Capaci bis”, nel frattempo però non si è mai smesso di investigare.
Si riparte da Gaspare Spatuzza, il pentito che con le sue dichiarazioni ha contribuito a riaprire le indagini su quel biennio di sangue, e da Cosimo D’Amato. Entrambi hanno parlato dell’esplosivo recuperato in mare dalle bombe della seconda guerra mondiale. Per anni i pescatori di Santa Flavia hanno recuperato quegli ordigni bellici depositati sui fondali per poi venderle proprio alla mafia. Ed è proprio su queste operazioni di recupero che si concentrerebbero le indagini. “Cosimo Lo Nigro venne con Gaspare Spatuzza a prendere la bomba (chi e chiamavano nelle conversazioni ‘cassetta di pesce’)” ha detto D’Amato agli inquirenti. Il pescatore di Santa Flavia ha anche ricordato il ruolo di un muratore di Porticello, nel 1994, che faceva attività subacquea per diporto e come sub cercò D’Amato perché contattasse suo cugino Lo Nigro per andare a recuperare quelle bombe.
Secondo il pentito, scrive il giornale, ogni volta che vi era un recupero i pescatori venivano pagati con denaro contante.
Ma questo è solo uno dei nuovi elementi emersi. Il quotidiano, nel ricordare che tra i ricercati per la strage del 1992 risulta anche il superlatitante Matteo Messina Denaro, per cui la Procura ha chiesto un’ordinanza di custodia nel gennaio scorso, rivela l’esistenza di un nuovo gruppo alla ricerca del boss di Castelvetrano. A guidarlo sarebbe il colonnello Sergio De Caprio, noto anche come capitano Ultimo. Una sorta di ritorno alle origini. Il giornale, che parla di indiscrezioni, scrive: “E’ stato nel febbraio scorso che tra pensionamenti e ritorno ai ministeri di provenienza, furono decisi dei ‘movimenti’ dal direttore dell’Aise (il comparto intelligence, ovvero i servizi segreti), e tra questi movimenti vi fu l’arrivo del colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, 55 anni”. Una decisione che sarebbe maturata dopo che nello scorso agosto il comandante dell’Arma, generale Tullio Del Sette, riorganizzò il Noe togliendogli le funzioni di polizia giudiziaria.