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antoci fori proiettiliLunedì una delegazione della Commissione antimafia
di Miriam Cuccu
All'indomani dell'agguato a colpi di arma da fuoco contro Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, gli investigatori indagano sul drammatico episodio tentando di ricostruirne le dinamiche. E la Commissione parlamentare antimafia annuncia che una delegazione, guidata dalla presidente Rosy Bindi, arriverà lunedì 23 maggio a S. Agata di Militello, sede del parco, per approfondire la questione. Per quella data sono previste le audizioni del prefetto di Messina, del comitato per l'ordine e la sicurezza, dello stesso Antoci e del procuratore distrettuale Guido Lo Forte. Anche la Commissione Ambiente dichiara che si recherà al più presto in missione in Sicilia per incontrare Antoci e le autorità locali. Federparchi Marche e Federparchi Italia, da parte loro, comunicano la decisione "di spostare la sede del convegno nazionale sui Parchi regionali previsto per il 21-22 giugno a Sirolo presso il Parco del Conero. La nuova destinazione del convegno è il Parco dei Nebrodi per essere vicini ed a sostegno del presidente Giuseppe Antoci".
Intanto gli investigatori impegnati nelle indagini parlano di un "attacco da guerriglia civile", con scene da "terrorismo mafioso" e persino bottiglie molotov per incendiare l'auto blindata e costringere gli occupanti a scendere. Ma il commando non aveva previsto la reazione del vicequestore Davide Manganaro e degli altri poliziotti. Gli aggressori, aggiungono, sarebbero almeno tre, anche se è difficile dirlo con precisione.
La ricostruzione si fonda anche sulle testimonianze della vittime, le quali "hanno visto il lampo procurato da ogni esplosione, ma non le persone che hanno sparato". Secondo gli investigatori, la "mafia ha alzato il tiro" e un agguato del genere "non può non che essere deciso ad alti livelli".
Antoci, dal canto suo, afferma: "Da oggi parte la fase due: è la mafia che deve avere paura, li colpiremo con legnate ancora più forti", assicurando che “continuerò a fare soltanto il mio lavoro e il mio dovere". Il presidente del parco ha detto anche che "Lo Stato e le Istituzioni mi sono vicine, non mi sento solo, anzi. Ho soltanto voglia di riprendere a fare il mio lavoro".

Chi manifesta la sua preoccupazione per quanto accaduto è Federico Cafiero de Raho, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, secondo il quale si tratta di "un bruttissimo segnale anche perché è un segnale che finisce sul Consiglio regionale calabrese: anche lì si possono creare gli stessi protocolli di legalità che sono stati fatti in Sicilia". "Un episodio come quello - aggiunge, a margine di un convegno - può scatenare l'attenzione anche della 'Ndrangheta che ha sempre guardato ai destini di Cosa Nostra e delle altre mafie", poiché “anche in Aspromonte ci sono strategie di questo tipo, preoccupano questi segnali" e sottolineando la stretta colleganza tra le due mafie. Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, parla di “un segnale di un ritorno di azione violenta delle organizzazioni mafiose, non essendovi alcun dubbio sulla matrice mafiosa. E' un segnale da raccogliere e approfondire, dobbiamo prevenire fatti di questo genere che potrebbero costituire un esempio per altri". "Bisogna individuare i responsabili. - prosegue - Antoci è un egregio funzionario che ha fatto fino in fondo il suo dovere, bisogna far capire a questi mafiosi che lo Stato non tollererà un ritorno della violenza mafiosa in Sicilia". "Questo sabato - dichiara su Facebook il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione Antimafia - saremo insieme ad Giuseppe Antoci: di mattina a Sant'Agata di Militello e nel pomeriggio prima a Cesarò e poi a Tortorici. Faremo, com'è nel nostro stile, i nomi e i cognomi dei boss".

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