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rapido 904 8di Stefania Limiti
E’ morto nel gennaio del 2014, dopo una grave malattia, Friedrich Schaudinn, l’uomo delle stragi. La notizia è confermata dalla nostra rappresentanza diplomatica in Germania. Schaudinn si trovava da tempo in una galera di Francoforte, in seguito all’intervento degli investigatori italiani presso le autorità tedesche: era stato condannato a 22 anni per la ‘Strage di Natale’ del dicembre 1984, quando due borse piene di esplosivo, sistemate sul treno proveniente da Napoli e diretto a Milano, saltarono in aria nei pressi di San Benedetto Val di Sambro. Fu un massacro che inaugurò, dopo quello neofascista, lo “stragismo mafioso”, categoria sdoganata dal giudice Piero Vigna ma sulla quale ancora oggi si potrebbe a lungo disquisire sulla base anche della considerazione che fece subito Giovanni Falcone: “ma, strano….la mafia non è stragista….”. In effetti si apprese molto tempo dopo che quella strage fu architettata da un gruppo composito che riuniva mafiosi, camorristi e neri del gruppo La Fenice, la stessa che era stata protagonista degli eventi legati alla strage di Piazza Fontana.

Schaudinn, di professione elettrotecnico, madre ebrea, disse nell’ottobre del 1993 di aver lasciato l’Italia cinque anni prima con i suoi documenti, grazie ad un funzionario italiano che andò a casa sua “per informarsi sulle faccende mie giudiziarie - raccontò lo stesso terrorista in una intervista per la trasmissione di Michele Santoro Il Rosso e il Nero – e, nel giro di una decina di giorni, lui stesso tornò e mi portò il passaporto nuovo''. Alla domanda del giornalista se il funzionario sapesse chi aveva di fronte e che era indagato ''in certe stragi'', l'uomo rispose: ''Certo''. Schaudinn era un criminale di grosso calibro, trafficante di armi al servizio di agenzie occulte per le quali svolgeva i lavori sporchi. Anche le stragi. Tra il 1992 e il 1993 la sua mano arrivò a rifornire di esplosivo i gruppi stragisti che erano stati attivati nella penisola. Conosceva molti lati oscuri della destabilizzazione ma non tradì mai i suoi datori di lavoro.

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