di Francesca Mondin
Il figlio del testimone di giustizia si rivolge alle Istituzioni perché intervengano per fermare il padre
“Mi rivolgo non solo ad organi del Ministero dell'Interno, ma anche al Presidente Mattarella, al Premier Renzi, al comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Del Sette; è normale arrivare a gesti estremi per chiedere un diritto, o addirittura abbandonarlo in momento di disperazione come questo?”. A dirlo è Giuseppe Cutrò, il figlio del testimone di giustizia Ignazio Cutrò (in foto) che oggi pomeriggio vuole fare una atto di protesta estremo davanti al monumento delle vittime di mafia. “Ricordo infinite comunicazioni, richieste, tanti torti subiti, ma ricominciamo da oggi - si legge nella bacheca Facebook di Giuseppe - impegniamoci, prendiamo una posizione, ognuno per il proprio ruolo invece dei continui silenzi. La sana politica delle Istituzioni dimostri che si può vincere, dimostri che lo Stato è più forte”. “Io non voglio che vai a compiere questo gesto, te l'ho già detto” scrive Giuseppe rivolgendosi al padre e poi continua a scrivere rivolto alla politica: “Sarebbe normale evitare una mortificazione ed un rischio come quello di oggi. Vi si chiede di usare i vostri strumenti, la soluzione è nelle vostre mani”. Il ragazzo racconta anche la scelta di denunciare di suo padre vista dagli occhi di un figlio: “Da quando avevo 9 anni ho iniziato a vivere questa storia, piena di dolore e battaglie. Abbiamo espletato un nostro dovere, denunciare è stata per noi la normalità” mentre “tutto ciò che ci sta attorno è anormale ed indegno per un Paese civile”. E ancora: “Se solo penso che a 26 anni devo continuare ad assistere ad alcuni silenzi, omissioni, prese di potere, mi viene il volta stomaco”. Ricordando anche i molti “altri uomini sempre pronti a dare la propria vita per i propri ideali” conclude: “Penso sia arrivato il momento di rimediare”.