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ciancimino massimo big0“Io ‘pataccaro’? Affermazione assolutamente falsa”
di Aaron Pettinari
Che quella di Massimo Ciancimino sia una posizione “scomoda” è un dato di fatto. Del resto come non esserlo se si è uno dei teste principali del processo trattativa Stato-mafia, e al tempo stesso (alla luce delle sue stesse dichiarazioni, ndr) anche imputato nello stesso procedimento.
Il figlio di don Vito, l’ex sindaco mafioso di Palermo, ha iniziato la sua deposizione di fronte alla corte d’Assise le scorse settimane raccontando passo passo quanto appreso dal padre e quanto da lui vissuto in prima persona. La sua scelta è quella di non trincerarsi dietro alla facoltà di non rispondere, né dietro ai non ricordo (a differenza di quanto hanno fatto altri politici e rappresentanti delle istituzioni saliti sul pretorio, ndr). Da quando ha ricominciato a parlare, però, ecco la solita trafila di attacchi mediatici.

Prima raffica
La prima raffica vi è stata con la diffusione della notizia che lo stesso avrebbe riconosciuto il “signor Franco”, misterioso agente dei servizi segreti in contatto con il padre, in Ugo Zampetti, attuale segretario generale del Quirinale. Il dato sarebbe contenuto in un verbale riassuntivo di un interrogatorio di Ciancimino jr di fronte ai pm di Caltanissetta e Palermo il 28 maggio 2012. L'elemento di assoluta certezza del riconoscimento, però, non sarebbe presente nel verbale integrale.

Seconda raffica
Nonostante la prima ondata di accuse, con una nuova querela già annunciata proprio dagli ambienti del Quirinale, Ciancimino è poi tornato in aula la scorsa settimana  proseguendo nel raccontare le varie fasi della trattativa. Ed ecco che lo scorso 11 febbraio, sul quotidiano online www.livesicilia.com veniva pubblicato un articolo firmato dal direttore Giuseppe Sottile, dal titolo “Angeli, demoni e….pataccari. Il paradiso perduto dell’antimafia” dove il riferimento a Ciancimino era più che esplicito. “Più che un teste Massimuccio - scrive Sottile - come certificato da due processi e mezzo, è un pataccaro”.

La querela
Ed è per questa affermazione, ritenuta falsa, che Massimo Ciancimino ha deciso di
querelare lo stesso giornalista, tramite il suo legale, avvocato Roberto D'Agostino. Secondo Ciancimino jr “In tale articolo sono contenute affermazioni palesemente diffamatorie nei confronti del querelante; in particolare, per dare maggior enfasi al suo pesante attacco riguardante l’attendibilità del sottoscritto come testimone nel processo c.d. Trattativa stato-mafia, in corso di svolgimento davanti alla Corte di Assise di Palermo, il giornalista scrive quanto segue: 'Più che un teste Massimuccio, come certificato da due processi e mezzo, è un pataccaro'. Sulla base della lettura della frase sopra testualmente riportata, emerge evidente come dette affermazioni siano gravemente lesive della dignità, della reputazione e dell’onore del querelante, travalicando sia l’esimente del diritto di cronaca che del diritto di critica”.
“E’ di tutta evidenza – prosegue Ciancimino jr nel suo atto di accusa - che nel caso di specie il cronista non ha rispettato il primo requisito richiesto dalla Suprema Corte, ovverosia la veridicità della notizia pubblicata, atteso che il sottoscritto non è mai stato condannato in nessun processo per essere 'un pataccaro', né con sentenza definitiva né con sentenza ancora non divenuta definitiva. Conseguentemente, l’affermazione del giornalista secondo cui il fatto che due processi e mezzo avrebbero certificato che il sottoscritto è un pataccaro è palesemente falsa e in alcun modo giustificabile con un’eventuale invocazione del diritto di critica”.
E' anche vero che lo stesso Ciancimino jr è accusato di calunnia in diversi processi, ma l'esito è ancora tutto da verificare così come è incontestabile che a rafforzare la posizione di Ciancimino vi siano anche delle prove documentali che hanno portato la stessa Procura di Palermo, che a Ciancimino ha anche contestato il reato di calunnia nei confronti di Gianni De Gennaro, di riconoscere “un'attendibilità parziale ma significativa” proprio tenendo conto di quegli elementi che trovano un incontrovertibile riscontro e che sono presenti. Ed è da questo che si ripartirà, il prossimo 3 marzo, quando Massimo Ciancimino, ancora una volta, tornerà in aula per rispondere alle domande dei pm.

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