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via dei georgofili 7di AMDuemila
A Firenze si è riaperto ieri un capitolo doloroso della nostra storia che attende ancora risposte e sentenze definitive. Al via, di fronte alla seconda sezione penale della Corte d'Appello di Firenze, il nuovo processo al boss mafioso Francesco Tagliavia per la strage di mafia di via dei Georgofili, avvenuta a Firenze il 27 maggio 1993. Quella notte nell'attentato morirono 5 persone e tra loro due bambine, ci furono 48 feriti e vennero danneggiate 148 opere d'arte. Dopo un iter giudiziario che seguì alla strage piuttosto complesso. Nel 2013 la Corte d'Assise d'Appello condannò il boss Tagliavia all'ergastolo accusandolo di strage, devastazione, porto di esplosivo e furto di una macchina. Ma la Cassazione, nel 2014, accogliendo il ricorso della difesa, annullò con rinvio la condanna all'ergastolo di Tagliavia perchè, contro di lui, secondo le tesi difensive, non ci sarebbero le prove. Il principale accusatore di Tagliavia è il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza che raccontò che il boss oltre che aver messo a disposizione la 'manodopera' avrebbe anche partecipato alla fase di preparazione dell'attentato. Secondo il pg la sentenza di condanna non era "lacunosa ma svolgeva una valutazione attenta e un ragionamento probatorio stringente" sul coinvolgimento di Tagliavia nelle stragi.
Nel corso dell'udienza il pg Sandro Crini ha ribadito la richiesta dell'ergastolo. “Sono 22 anni che seguiamo processi e aspettiamo giustizia completa per la strage di via dei Georgofili – scrive la presidente dell’associazione fra le vittime della strage dei georgofili, Giovanna Maggiani Chelli – e ancora non ci siamo rassegnati all’isolamento al silenzio che regna ed imperversa. Ormai è palese, deve esserci un chiaro ordine di scuderia: di quella strage non se ne ha da parlare”.

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