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fava claudio web15A Catania comandano gli stessi nomi di 40 anni fa
di AMDuemila
"Catania è un città generosa, ma che deve mettere a nudo i tanti anni di silenzio". A dirlo è Claudio Fava, figlio del giornalista Giuseppe Fava ucciso 32 anni fa davanti al Teatro Stabile mentre andava a prendere la sua nipotina. "E' l'unica città dove se devi ricostruire una mappa della mafia i nomi sono rimasti sempre quelli: Santapaola, Ercolano, Mazzei... Qui c'è un passato che è ancora presente".

La città oggi ha ricordato il giornalista sul luogo del delitto, in quella che è diventata via Giuseppe Fava, con un'assenza 'pesante': quella della figlia Elena, presidente della Fondazione dedicata al giornalista, morta lo scorso dicembre. "E' un dolore in più, un vuoto in più - osserva suo fratello Claudio  - Ci sentiamo tutti un po' più soli e un po' più orfani il modo in cui Elena in questi anni è stata non solo accanto a ciascuno di noi, ma ha rappresentato nel modo più visibile, concreto, appassionato e generoso il dovere e la fatica della memoria, è una cosa di cui tutti dobbiamo esserle grati. Non soltanto noi della famiglia, ma l'intera città. E' un appuntamento di particolare mestizia e allo stesso tempo che rinnova il sentimento della vita, della lotta, della battaglia. Siamo qui anche con lei e per lei". Per Claudio Fava, l'insegnamento ricevuto dal padre è stato quello "che tenere la schiena dritta è l'unica risorsa che ci distingue da chi vuole imbavagliarci, costringerci al silenzio e all'obbedienza. Mi sembra che quell'insegnamento, nel suo essere giornalista e nell'impronta della sua esistenza, è attuale e necessaria. Ne abbiamo bisogno - osserva - e ne ha bisogno chi fa il mestiere che fu di mio padre. Dopo 32 anni c'è una generazione di giornalisti che hanno l'età dei nostri figli e hanno imparato a non piegare la, schiena mi pare pensare che ciò sia avvenuto anche perché hanno conservato forte e saldo il ricordo di quelli come Giuseppe Fava". Per Claudio Fava, Catania "è una città diversa da quella in cui morì mio padre, e al tempo stesso le rassomiglia". "Forse è l'unica città al mondo - sottolinea - in cui se dobbiamo declinare nomi e cognomi di famiglie mafiose che comandano, forse dovremmo fare gli stessi nomi di 40 anni fa. Come se qui le dinamiche del potere mafioso e non soltanto mafioso si siano un po' anchilosate. E questo - conclude Claudio Fava - è un debito con cui dobbiamo fare i conti tutti".

Fonte ANSA

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