Difetto di giurisdizione, Procura non poteva agire
di AMDuemila
La Procura della Corte dei conti non poteva indagare su Sicilia e-Servizi in quanto società per azioni e non pubblica. È quanto stabilito dai giudici contabili che per difetto di giurisdizione chiudono con un proscioglimento l'indagine a carico del governatore Rosario Crocetta, dell'ex commissario e attuale amministratore Antonio Ingroia e di alcuni ex assessori, chiamati in causa per la vicenda dell'assunzione di una settantina di persone in Sicilia e-servizi, società che si occupa di servizi informatici.
La sentenza è della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, presieduta da Luciana Savagnone, (Giuseppe Colavecchio relatore e Igina Maio, prima referendario). Oltre a Crocetta e Ingroia, nell'indagine della Procura della Corte dei Conti erano coinvolti gli ex assessori Antonino Bartolotta, Esterina Bonafede, Dario Cartabellotta, Nelli Scilabra, Michela Stancheris, Patrizia Valenti, l'avvocato dello Stato Giuseppe Dell'Aira, l'ex ragioniere generale Mariano Pisciotta, Rossana Signorino, dirigente del servizio partecipate. Insieme a Crocetta e Ingroia erano stati citati in giudizio dalla Procura contabile per danno erariale nei confronti della Regione per circa un milione di euro, più gli incrementi retributivi a maturare con il pagamento dei corrispettivi, oltre la rivalutazione monetaria e gli interessi legali.
"Ho sempre avuto fiducia nella giustizia con la consapevolezza che sia il governo sia Antonio Ingroia avessero operato nell'interesse pubblico” ha dichiarato il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, commentando la sentenza. "Una indagine senza giurisdizione significa una indagine senza ne capo ne coda, insomma campata in aria. - ha osservato Ingroia - La sentenza della Corte dei Conti non mi sorprende. Dal primo giorno ho detto che ero con la coscienza a posto. Anzi, abbiamo fatto mezzo miracolo salvando il servizio informatico con l'unico strumento che avevamo a disposizione, in un mese non si poteva fare che quello. Rimane l'amarezza per una indagine che per oltre un anno ha consentito a una parte politica ben individuabile, ad alcuni organi di informazione e a certi interessi il cui scopo era quello di spazzare via l'opera di pulizia che avevamo avviato, di attaccarmi. Finalmente questa sentenza mi restituisce giustizia". Rimane invece in piedi il procedimento penale aperto con l'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Palermo. "Nasceva dall'esistenza del procedimento contabile - ha dichiarato Ingroia - ma è giusto che i giudici ordinari facciano le loro valutazioni e rimango in attesa”.
Fonte ANSA
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