di AMDuemila - 12 agosto 2015
A frequentare l'appartamento di via Gradoli, il covo Br scoperto la mattina del 18 aprile 1978, c'era anche un uomo biondo "con gli occhi di ghiaccio" vestito da aviere. E' quanto ha riferito una inquilina della palazzina al civico 96 a un magistrato della commissione Moro. L'uomo fu visto dalla donna in più occasioni uscire dall'appartamento e dallo stabile ed anche sull'autobus che collegava la strada con la via Trionfale, a Roma. La stessa testimone, Armida Chamoun, ha spiegato al magistrato Antonia Giammaria (che ha presentato pochi giorni fa una relazione in commissione), che c'era un continuo controllo sul palazzo da parte di diverse persone e che un uomo ed una donna entrarono più volte nel palazzo e nel covo Br indossando caschi da motociclisti. Nessuno dei Br arrestati per il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, però, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, ma in via Gradoli fu ritrovato l'elenco con gli acquisti fatti per vestire un uomo da aviatore, con in testa all'appunto una intestazione: "Fritz". Il Ris sta indagando, tra l'altro, su alcuni reperti della base Br e sul Dna del Presidente della Dc. L'ipotesi è che Moro possa essere stato tenuto "prigioniero" per un periodo anche in via Gradoli.
Al centro del tema di via Gradoli anche una serie di riscontri che riguardano Raffaele Cutolo, Alessandro D'Ortenzi, (vicino alla banda della Magliana) e il nefrologo Giovanni Pedroni, il "medico dell'Anello", il servizio segreto clandestino che rispondeva politicamente a Giulio Andreotti. Interrogato recentemente dalla Giammaria, Pedroni ha confermato quanto detto e cioè che seppe direttamente che la struttura di intelligence di cui faceva parte aveva saputo dal boss camorrista Raffaele Cutolo che Moro era in via Gradoli, che c'era la possibilità di intervenire ma che dai vertici politici ci fu un drammatico stop. Cutolo stesso in moltissime dichiarazioni anche recenti ha sostenuto che sapeva bene che Moro era in via Gradoli e che suoi uomini avrebbero potuto liberarlo. D'Ortenzi, invece, rifugiato nel 1978 al n. 91 di via Gradoli (dirimpetto alle finestre della base Br) si rese subito conto che in quel luogo poteva esserci Moro e che la polizia aveva fatto un "controllo" sullo stabile la vigilia di Pasqua.
Sia la teste Chamoun che la signora Franci, entrambe inquiline della palazzina, hanno inoltre parlato di una sorta di rumoroso trasloco con tanto di espressioni tipo "attenti, prendetelo bene, non lo fate scivolare" che sarebbe avvenuto nella notte tra il 17 e il 18 aprile 1978 tra la mezzanotte e le cinque della mattina. La mattina dopo, alle 9.30 ci fu la scoperta del covo Br, secondo la versione ufficiale per una perdita di acqua in bagno.
Della signora Franci si sta cercando il verbale della sua prima testimonianza che non sembra essere agli atti mentre lo è la testimonianza durante il primo processo Moro. Si pensa quindi ad un confronto tra le due e una ricognizione degli altri abitanti all'epoca perchè molto forti sono le contraddizioni da parte delle Brigate rosse sulla vicenda. Il 5 novembre del 1993, ad esempio, una degli abitanti dell'appartamento usato dai brigatisti, Barbara Balzerani, sostiene che la base fu sgomberata il giorno di via Fani ma che ciò non avvenne totalmente: "Ci siamo rientrati soltanto dopo la fine del sequestro cioè il 9 maggio", circostanza impossibile se si sta parlando dello stesso appartamento scoperto il 18 aprile.
Fonte ANSA