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cutro-ignazio9di Francesca Mondin - 8 maggio 2015
Dopo l'ultimo attacco contro il testimone di giustizia Ignazio Cutrò, denunciato per diffamazione da parte di Luigi Panepinto (condannato a 12 anni di carcere), imputato al processo “Face off" in cui Cutrò fu testimone chiave, il senatore Giuseppe Lumia interroga il ministro dell'Interno sulle misure di protezione e sostegno attivate nei confronti dell'imprenditore di Bivona che ha denunciato i suoi estorsori.  
“Si chiede di sapere – si legge nell'interrogazione parlamentare pubblicata il 6 maggio scorso - quali misure di sicurezza siano in atto nei confronti di Ignazio Cutrò e la sua famiglia”. E ancora: “quali iniziative a supporto dell'attività imprenditoriale di Ignazio Cutrò siano state intraprese per dimostrare che lo Stato tutela e promuove gli imprenditori che denunciano e si schierano con le Istituzioni democratiche.” Alla luce soprattutto del fatto che, come ha ricordato Lumia nella premessa, dopo le denunce e l'affiancamento alle forze dell'ordine nelle indagini il testimone di giustizia è rimasto con la famiglia nella sua terra per continuare la lotta quotidiana contro la mafia: “Cutrò nonostante tutto non ha accettato il trasferimento ed il cambio di identità. Attualmente vive ancora a Bivona con la sua famiglia è sotto protezione costante dei Carabinieri”.  

L'imprenditore di Bivona, oggi presidente dell'Associazione nazionale testimoni di giustizia, si scontra con la mafia nel 1999 quando subisce la prima intimidazione nel cantiere dove lavorava la sua azienda e da subito denuncia tutto alle forze dell'ordine. Grazie anche al suo supporto, i carabinieri portano a termine l'operazione antimafia “Face off” che vede l'arresto dei fratelli Panepinto. L'accusa mossa da Luigi Panepinto contro Cutrò fa riferimento ad un'intervista rilasciata ai giornalisti di “Le Iene”, dove l'imprenditore raccontava la sua storia e le  molte difficoltà incontrate dopo aver denunciato. Secondo Panepinto dal servizio andato in onda su Italia Uno il 12 marzo 2014 sarebbe passato il messaggio che ad eseguire gli atti incendiari sarebbero stati proprio i fratelli Panepinto. A riguardo il testimone di giustizia ha detto "Ho piena fiducia nella giustizia anche perchè Panepinto è già stato condannato in terzo grado di giudizio, gli atti parlano. Ad ogni modo come già detto dal mio avvocato difensore non escludiamo la possibilità di presentare una controquerela".
Una mossa, quella di Panepinto, che come accennato dal senatore Lumia non si può escludere poter essere “un'opera di delegittimazione verso il ruolo di un imprenditore che ricorre alla denuncia come il signor Cutrò”.
Le risposte che si attendono potrebbero chiarire molti interrogativi sulla sofferta storia di Ignazio Cutrò. Più volte infatti il testimone di giustizia ha dichiarato di sentirsi abbandonato dallo Stato sia sul piano della sicurezza che su quello economico e di aver trovato sempre molte difficoltà e impedimenti nel pretendere i propri diritti. A gennaio di quest'anno l'azienda Cutrò dopo enormi sacrifici si è vista costretta a chiudere e "ad oggi - racconta Cutrò - la protezione è ancora molto precaria". Molte sono state le manifestazioni organizzate assieme a Giuseppe Carini, Piera Aiello, Gianfranco Franciosi ed altri testimoni di giustizia a Roma e Palermo contro la lentezza burocratica nell'approvare leggi a tutela di chi testimonia contro la mafia.

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