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ruotolo-sandro-c-infophotoAggiornamento
di AMDuemila - 6 maggio 2015

“Non mi farò intimidire, ma vorrei che altri giornalisti raccontassero il paese reale"
"'O vogl' squartat' viv'".
Le parole sono dal capo del clan dei Casalesi, Michele “Capastorta” Zagaria intercettato in carcere, sono rivolte al giornalista televisivo Sandro Ruotolo. Per questo, ora, Ruotolo è sotto scorta, a seguito della decisione presa dal prefetto di Roma, Franco Gabrielli, in attesa della riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza.

A confermare la protezione è, in un tweet, la stessa redazione di Servizio Pubblico. “Il nostro giornalista Sandro Ruotolo - si legge sul social network - è sotto scorta. Il capo dei Casalesi, Michele Zagaria, intercettato in carcere: 'O vogl' squartat' vivo”. Proprio su twitter è immediatamente scattata la solidarietà con l'hashtag "stoconsandro" subito dopo la diffusione della notizia.

Origine delle minacce, un reportage di Servizio Pubblico sulla Terra dei Fuochi, trasmesso da La7, contenente un'intervista di Ruotolo al pentito Carmine Schiavone, deceduto a febbraio. "Ci sono tracce recenti di rapporti tra Zagaria, quando era latitante, e i servizi segreti. Ma parliamo degli anni Duemila” dichiara Ruotolo. Schiavone replica: “Non ti posso dire più niente. Lo saprai al momento opportuno”.

La solidarietà è giunta anche da diversi esponenti politici: “Solidarietà e vicinanza a Sandro Ruotolo, esempio di professionalità e di impegno civile nella lotta alle mafie” dichiara Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza della segreteria nazionale del Pd. “Vicini a Sandro Ruotolo, da sempre impegnato in prima linea nelle inchieste più difficili. Con lui sempre più determinati contro i poteri criminali” scrive su Twitter il senatore Pd Nicola Latorre, così come il capogruppo dei deputati di Sel Arturo Scotto: “Solidale con Sandro Ruotolo, grande giornalista minacciato dalla camorra. Caro Sandro, questi bastardi non fermeranno mai il tuo coraggio”. “La forza dello Stato – dice poi Rosaria Capacchione, giornalista e parlamentare Pd minacciata dalla camorra per la sua attività al Mattino di Napoli – si misura anche sulla base della sua capacità di proteggere chi è impegnato in prima linea non solo nelle indagini, ma anche chi ha denunciato e denuncia pubblicamente i crimini e l’illegalità. La scorta è una misura difensiva; in Campania, soprattutto nella Terra dei Fuochi, è forse ora di fare qualcosa di più contro Zagaria e gli altri clan”. Solidarietà anche da Rosy Bindi, presidente Pd della Commissione antimafia: “Quando un giornalista entra nel mirino della criminalità organizzata, e purtroppo nel nostro paese non sono pochi, è a rischio non solo la sua persona ma la libertà e la qualità dell’informazione, un bene prezioso per tutti”. Scrivono anche Stefano Corradino e Giuseppe Giulietti, rispettivamente direttore e portavoce di Articolo21: “Solidarietà con il giornalista Sandro Ruotolo per le minacce ricevute dal boss della mafia Zagaria. Sono anni che Ruotolo, con competenza e coraggio si occupa di denunciare la criminalità e di smascherare gli intrecci con il potere politico ed economico. Per questa ragione accanto alla sacrosanta scorta delle forze dell’ordine è necessaria un altrettanto diffusa scorta mediatica che impegni giornali tv e siti internet a ripubblicare le inchieste denunce circostanziate dello stesso Ruotolo”.

A Sandro Ruotolo la piena solidarietà e vicinanza per quanto accaduto da tutta la redazione di Antimafia Duemila

Foto © Infophoto

Aggiornamento
"Vi ringrazio di cuore. Davvero. Sentire la solidarietà in momenti particolari fa solo bene” a scriverlo su Facebook il giornalista televisivo Sandro Ruotolo, minacciato dal boss dei Casalesi Michele Zagaria, dopo i numerosi messaggi di solidarietà ricevuti. "Capita che non siate d'accordo con la mia interpretazione dei fatti - continua - ma sono certo che più punti di vista siano essenziali per la qualità della nostra democrazia. Ecco perché queste minacce riguardano anche voi, il vostro diritto di essere informati. State tranquilli che non mi faccio intimidire. Certo, non è piacevole sapere che il capo del clan dei casalesi, la camorra più vicina al modello mafioso siciliano, ti vuole squartare vivo. Ma io non posso cambiare perché solo così so fare il mio lavoro. So che non sono solo. Vorrei però che con me - conclude Ruotolo - tanti altri giornalisti raccontino il paese reale. Ognuno con il suo punto di vista. Se si resta soli si è a rischio, se siamo in tanti a rischiare sono loro. La mafia è una montagna di merda".

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