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polizia-roma-rainews24di AMDuemila - 28 marzo 2015
Dopo quattro mesi di carcere Luca Odevaine, ex capo della polizia provinciale di Roma ed ex vice capo di gabinetto di Veltroni in Campidoglio, rompe il silenzio in cui si era nascosto e confessa di aver avuto un ruolo all'interno di “Mafia Capitale”.
E' stato sentito per quattro ore dai pm romani e “spontaneamente” ha ammesso il proprio rapporto con il presidente della cooperativa sociale 29 Giugno, Salvatore Buzzi, suggellato da uno “stipendio mensile di 5 mila euro”. In merito al suo ruolo nel tavolo sull'immigrazione, l'indagato ha spiegato che si trattava di una “struttura meramente tecnica e operativa” che “non aveva funzioni di natura politica”. Se da una parte nega di essere stato corrotto da Buzzi dall'altra fornisce alcune ammissioni: “Ero il suo lobbista – ha detto consegnando anche alcuni documenti ai pm - E altro non sarei potuto essere perché il mio ruolo nel Tavolo di coordinamento nazionale per l’immigrazione al ministero dell’Interno era puramente tecnico, non politico. Non ero insomma in grado di assicurare od orientare alcuna decisione in favore di Buzzi”. 

Negli atti dell’inchiesta gli inquirenti descrivevano così l’indagato: “Odevaine è un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza immigrati”. Un figura rilevante perché “la qualità pubblicistica di Odevaine risiede nell’essere appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione” e al contempo è “esperto del presidente del C.d.A. per il Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”, ente che soprintende alla gestione del Cara di Mineo“. E lo scorso 24 dicembre il Tribunale del Riesame aveva confermato per Odevaine l’accusa di corruzione con l’aggravante di aver favorito la presunta organizzazione mafiosa guidata dall’ex Nar Massimo Carminati. Il prossimo 10 aprile la Cassazione deciderà sul ricorso presentato tramite il suo legale contro il Riesame. La sua speranza è che venga riqualificato il reato dal 319 del codice penale (corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio) al 318 (corruzione per l’esercizio della funzione), che prevede pene meno pesanti e una carcerazione preventiva di tre mesi che Odevaine avrebbe già scontato.

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