ciancimino-sostenitori-tribunaleTra i testi citati dalla difesa: Berlusconi, Letta, Maroni, Alfano, Violante e D’Alema
di Adriana Stazio - 23 marzo 2015

Il 2 marzo scorso ha avuto inizio davanti al giudice monocratico di Caltanissetta il processo che vede imputato Massimo Ciancimino, teste chiave del processo sulla trattativa, con l’accusa di calunnia ai danni di Gianni De Gennaro e del funzionario dell’AISI ex SISDE Lorenzo Narracci. Oggi si è tenuta la seconda udienza. Il giudice ha rigettato l'istanza presentata dalla difesa di Massimo Ciancimino, assistito dagli avvocati Francesca Russo e Roberto D'Agostino, che avevano chiesto di riunire questo processo con uno simile per calunnia ai danni di un altro funzionario dell’AISI pendente davanti al GUP di Bologna (l'udienza preliminare è fissata per il 23 aprile). Senza entrare nei tecnicismi dell'istanza, che ci pare ben fondata, preme sottolineare che non vi era nessuna volontà di scappare dal processo, solo la volontà di individuare il giusto giudice naturale per una vicenda molto intricata che avrebbe bisogno di essere giudicata nella sua interezza invece che essere divisa in mille rivoli, questo sia per ragioni di economia processuale (e i processi costano allo Stato!) sia per una tutela maggiore dell'imputato e dell'accertamento della verità.

Ci sembra che la cosa più corretta sarebbe stata trattare il tutto davanti alla Corte di Assise di Palermo chiamata a giudicare l'interezza delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e l'unica a poter avere un quadro completo di tutta la vicenda. Quantomeno si sarebbe dovuto aspettare l'esito di quel processo prima di poter procedere a contestazioni di calunnia in altre sedi che finiscono per influenzare l'esito del processo trattativa. E' chiaro che sommergere il teste chiave di processi di calunnia in tutta Italia, aumenta la probabilità che possa beccarsi una condanna, la quale, data la natura del reato, sarebbe devastante per il processo trattativa. Oltre a sottoporlo a uno stress e uno sperpero di tempo, energie e denaro non indifferente.

Dunque il processo rimane a Caltanissetta. Il giudice ha ammesso tutti gli 85 testi chiesti dalla difesa nonostante le opposizioni di pm e parte civile De Gennaro. Circa sessanta i testi richiesti dalla parte civile De Gennaro, altrettanti quelli del pm, dodici quelli della parte civile Narracci, tutti ammessi. Già dal numero cospicuo di testi della parte civile De Gennaro si capisce come il potente ex superpoliziotto ed ex capo dei servizi, oggi presidente di Finmeccanica, stia investendo le sue energie per colpire questo testimone scomodo, che evidentemente fa paura, dimostrando che è tutt'altro che un “cazzaro” mitomane.

Scorrendo la lista testi della difesa di Massimo Ciancimino si trovano nomi di primo piano che verranno chiamati a testimoniare, alcuni relativamente a quanto a loro conoscenza sui fatti inerenti le dichiarazioni del dichiarante odierno imputato e sul ruolo di De Gennaro e Narracci, altri relativamente a quello che appare un vero terremoto suscitato a livello istituzionale dalle stesse dichiarazioni, che andavano a colpire l’allora capo del DIS, ossia dei servizi segreti, e ai possibili tentativi per arginare la loro portata dirompente. Siederanno tra gli altri sul banco dei testimoni il capo della polizia Alessandro Pansa, Luciano Violante, il procuratore Alberto Di Pisa, Bruno Contrada, i collaboratori Gaspare Mutolo, Franco Di Carlo, Angelo Siino e Gaspare Spatuzza. Gianni Letta sarà chiamato a rispondere “in ordine ai suoi rapporti di conoscenza con il prefetto Giovanni De Gennaro e altri uomini degli apparati istituzionali e dei servizi risalenti all’epoca in cui era direttore del quotidiano “Il Tempo”, alle notizie stampa relative ad una riunione a margine del Consiglio dei ministri sulle accuse di Massimo Ciancimino a De Gennaro in data successiva al 15 giugno 2010 e a cui avrebbero preso parte i ministri Berlusconi, Letta, Maroni, Alfano.” Della stessa notizia saranno chiamati a riferire l’ex premier Silvio Berlusconi, l’ex ministro Roberto Maroni e il ministro Angelino Alfano.

Luigi Bisignani e il prefetto Pecoraro dovranno riferire in merito alle intercettazioni in cui discutevano delle accuse di Massimo Ciancimino a De Gennaro e Narracci e di una riunione del Copasir presieduto da Massimo D’Alema in cui si doveva discutere di tali dichiarazioni. Della stessa riunione dovrà riferire lo stesso Massimo D’Alema.

Piero Grasso, Francesco Messineo (ex procuratore di Palermo) e l’ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia dovranno invece rispondere “in ordine ai conflitti nati tra la procura di Palermo e quella di Caltanissetta in seguito alle dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino all’AG”. Ingroia, che attualmente svolge la professione di avvocato, inoltre dovrà riferire sui contenuti di un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano dal titolo “Tesoro di Ciancimino: Ingroia contro Pignatone e Ultimo”, in cui l’ex pm parla di tentativi di distruggere la credibilità di Massimo Ciancimino allo scopo di fermare e azzoppare il processo sulla trattativa.

Massimo Ciancimino dunque è deciso a fare chiarezza fino in fondo su tutto quanto è successo negli ultimi anni intorno alle sue dichiarazioni e alle indagini sulla trattativa, oltre che sul passato del nostro Paese. In questo processo la difesa è chiamata a dimostrare la mancanza di volontà calunniatoria dell’imputato, ma si prospetta una partita ben più interessante: l’aver trascinato il superteste della trattativa davanti al giudice con l’accusa di calunnia potrebbe rivelarsi invece un boomerang e anche da questo processo potremo avere importanti contributi per riscrivere una parte importante della nostra storia.

La prossima udienza si terrà il 13 aprile. Terminate le questioni preliminari, si entrerà nel vivo della fase dibattimentale.

Foto: 2 marzo 2015. Un gruppo di cittadini e attivisti venuti da tutta Italia e dalla Sicilia per esprimere il proprio sostegno al teste chiave del processo trattativa

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