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di-matteo-scorta3Accusati di diffamazione insieme all'avvocato Carta e a otto giornalisti
di Sara Donatelli e Anita Rossetti - 19 gennaio 2015

Saverio Masi, Salvatore Fiducia, Giorgio Carta e otto giornalisti sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di diffamazione. Questa è la decisione presa oggi dal Gup di Roma, Cinzia Parasporo. Secondo la Procura di Roma durante una conferenza stampa sarebbero stati formulati giudizi lesivi per la reputazione del colonnello Gianmarco Sottili e di altri tre ufficiali in servizio presso il nucleo investigativo di Palermo, Fabio Ottaviani, Michele Miulli e Stefano Sancricca. Masi e Fiducia sono i due carabinieri che hanno denunciato i propri superiori con l’accusa di aver intralciato il loro lavoro finalizzato alla cattura di Bernardo Provenzano prima e Matteo Messina Denaro poi. Giorgio Carta è il legale che ha scelto, e che sceglie ogni giorno, di difenderli. Gli otto giornalisti rinviati a giudizio sono gli unici, insieme a pochi altri, a essersi dimostrati liberi e indipendenti, non soggiogati dalla censura di regime e non spaventati dal “gioco grande del potere”. Ma una domanda sorge spontanea, ed è una domanda che vogliamo rivolgere a coloro che hanno denunciato i carabinieri, il loro legale e i giornalisti.  Ma quanto vi preoccupa l’informazione su ciò che hanno riferito i due coraggiosi carabinieri? E quanto temete il momento in cui emergerà finalmente la verità su ciò che è proibito sapere?

La risposta la sappiamo già, e non siamo noi a dedurla. Siete voi che avete dimostrato quanto la verità possa farvi paura; quanto voi, abituati ad agire nel buio, abbiate timore della luce del sole.
Questo rinvio a giudizio è l’ennesima dimostrazione di come  il sistema in cui i burattini servi del potere sguazzano, mentre chi ha la schiena dritta viene tagliato fuori, sia funzionale all’ennesima macchinazione volta ad impedire che la verità possa essere conosciuta da tutti. TUTTI.
 
“Continuo a nutrire piena fiducia nel maresciallo Masi. Se mai, personalmente, mi sembra singolare che mentre, come è noto, a Palermo si cerca di verificare la fondatezza delle sue denunce, un'altra autorità giudiziaria incrimini per diffamazione gli autori delle suddette denunce e perfino i difensori e i giornalisti che la hanno rese note”, affermava pochi mesi fa il PM Antonino Di Matteo. Come non essere d’accordo. Ma noi non ci arrendiamo, non arretreremo di un solo passo. E quel giorno, l’11 maggio 2016, alla prima udienza del processo ci saremo anche noi. Ci saremo sempre. Sappiatelo

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