Nuovo spostamento per il “guercio”. A Parma sempre sottoposto al 41 bis
di Aaron Pettinari - 29 dicembre 2014
Massimo Carminati, l'uomo ritenuto dalla Procura di Roma come il boss della cupola di Mafia Capitale, è stato trasferito dal carcere di Tolmezzo (Udine) a quello di Parma, sempre in regime duro di 41 bis previsto per i mafiosi. Per Carminati la misura del “carcere duro” era scattato il 23 dicembre, su disposizione del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha accolto la richiesta della procura di Roma che sta coordinando le indagini nell’inchiesta “Mondo di mezzo“. Il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso (416 bis) per “er cecato” era stato confermato il 12 dicembre dal Tribunale del Riesame ed ora si troverà in cella nello stesso carcere che “ospita” nomi eccellenti come il “capo dei capi” Totò Riina e Marcello Dell’Utri, che sta scontando la condanna a sette anni di detenzione per concorso esterno a Cosa Nostra. La notizia è stata confermata dal legale di Carminati, Giosuè Naso, secondo il quale il trasferimento è avvenuto il giorno di Natale.
Il motivo sarebbe l'esaurimento delle celle predisposte per il 41 bis a Tolmezzo. “Non conosco le motivazioni del trasferimento. Parma è un carcere più duro, c'è anche Totò Riina – ha detto l'avvocato - Forse hanno considerato che c’è un centro medico più attrezzato. Carminati ha un frammento di pallottola nel cranio, quella sparata da un poliziotto nell’81 che gli ha portato via l’occhio sinistro. Ha un’ablazione totale del bulbo oculare ed è costretto a una pulizia e a un cambio di cerotto quotidiani e c’è sempre un rischio teorico di infezione”. Per colui che dagli inquirenti viene indicato come l’uomo capace di controllare il “mondo di sotto” (quello dei criminali) ed il “mondo di sopra” (quello della politica), si tratta del secondo spostamento nel giro di un mese. Lo scorso 13 dicembre, su disposizione dei pubblici ministeri Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, venne allontanato da Rebibbia e rinchiuso a Tolmezzo per “incompatibilità ambientale” perché molti dei coinvolti sono accusati di organizzazione a delinquere di stampo mafioso e hanno contatti saldi e ramificati nell’organizzazione criminale locale. E tenerli distanti impedisce qualsiasi forma di collegamento. Così, oltre all'ex Nar sono stati trasferiti dalle carceri romane anche la maggior parte dei presunti vertici dell’organizzazione criminale che — secondo i magistrati — era riuscita a infiltrarsi nella gestione degli appalti del Comune di Roma. Il 12 dicembre era stata la volta di Salvatore Buzzi, l’uomo al vertice delle cooperative sociali romane e braccio destro di Carminati, trasferito dal carcere di Rebibbia a quello nuorese di massima sicurezza di Badu ‘e Carros, in Sardegna.