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giornalisti-nel-mirinoIn America Latina, 27 i caduti, con il Messico Paese più a rischio
di AMDuemila - 27 dicembre 2014
E’ un anno terribile per l’universo della stampa. Il bilancio del 2014 parla di 128 giornalisti uccisi in tutto il mondo, distribuiti in 32 Paesi. E c’è da considerare che l’anno ancora non è finito. Guardando al fronte latino americano, dove appena lo scorso 16 ottobre si versavano lacrime per la morte del giornalista paraguaiano Pablo Medina, vittima di un agguato mentre si trovava in auto con la sua assistente (deceduta anche lei), nell’intero continente a cadere sono stati in ventisette. Il triste primato dei Paesi più colpiti spetta al Messico, ma i professionisti dell’informazione sono caduti anche in Brasile, Colombia, El Salvador, Honduras, Perú ed appunto Paraguay. Giornalisti spesso uccisi in quanto denunciavano con fermezza i rapporti tra Narcos e politica, e la corruzione ai più svariati livelli. E va evidenziato come spesso, nell’esercizio del proprio lavoro questi professionisti siano privi di protezione con l’incolumità che viene spesso messa in gioco.

Medina, che con la nostra testata ha a lungo collaborato, era tra questi ed aveva raccolto prove sul traffico di marijuana contro il clan di Vilmar Acosta, ex sindaco di Ypejhù (Paraguay) ritenuto mandante dell’omicidio. Nel resto del mondo i reporter caduti mentre effettuavano il proprio mestiere spesso erano impegnati in zone di guerra. Sedici giornalisti sono stati uccisi in Israele durante l’offensiva militare a Gaza, 13 in Siria, 12 in Pakistan. L’Iraq ha il quarto posto nella lista dei paesi più pericolosi, con 10 giornalisti uccisi, immediatamente seguita dall’Ucraina che occupa la quinta posizione nella funerea classifica, con 9 giornalisti morti in servizio. Raggruppando i caduti per continente il Medio Oriente è la regione più mortifera per la professione con ben 46 giornalisti assassinati, davanti all’Asia 31, l’America Latina 27, l’Africa 14, e l’Europa 10.

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