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maletti-gianadelio-bwdi Miriam Cuccu - 26 novembre 2014
L’interrogatorio di Gianadelio Maletti finisce nell’inchiesta “bis” della trattativa
Un servizio segreto all’interno del Sid (Servizio informazioni difesa) attivo negli anni Settanta con l’obiettivo di depistare le indagini sull’estrema destra. È quanto salta fuori da nuovi documenti che i pm del processo trattativa Del Bene, Tartaglia e Teresi, presentano all’ex 007 Gianadelio Maletti durante il suo interrogatorio a Johannesburg. Uno fra tutti scritto dallo stesso Maletti, nel ‘74 direttore del dipartimento D addetto al controspionaggio. Il documento venne sequestrato negli anni Ottanta all’interno della sua abitazione dall’allora pm della procura romana Domenico Sica, appena prima che l’ex generale (condannato nell’ambito delle indagini sulla strage di Piazza Fontana e per sottrazione di documenti segreti) fuggisse in Sudafrica.

Quelle carte dimostrerebbero che, tra il 1970 e il 1974, all’interno del Sid era in atto un vero e proprio progetto di depistaggio sulla destra eversiva ed i tentativi di golpe di quegli anni. Già in precedenza l’ex generale aveva parlato, interrogato dalla Commissione stragi, dell’esistenza di un Servizio segreto parallelo. La settimana scorsa, però, davanti ai pubblici ministeri di Palermo, lo 007 avrebbe per la prima volta riconosciuto come proprio l’appunto, confermando l’indagine da lui svolta al suo arrivo al Sid sul gruppo che lavorava all’interno.
C’erano il colonnello Federico Marzollo, capo raggruppamento dei Centri, il capitano Mario Mori, il colonnello Andrea Pace, i fratelli Giorgio e Gianfranco Ghiron (che sarebbero stati vicini all’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino) e l’avvocato Emilio Taddei. Ma il gruppo si estenderebbe anche ad altri personaggi, secondo nuovi documenti (redatti dalla fonte Gian Sorrentino) che i tre magistrati hanno portato con loro in Sudafrica. E che confermerebbero il documento scritto dall’ex generale. Nei quattro anni precedenti all’arrivo di Maletti al Sid, l’organo d’intelligence e i suoi dirigenti erano direttamente a conoscenza delle attività dei gruppi della destra radicale, che alimentavano quella “strategia della tensione” ufficialmente inaugurata con la strage di Piazza Fontana nel dicembre ’69. Alla bomba esplosa all’interno della Banca dell’Agricoltura di Milano seguirà poi una escalation di stragi, omicidi e tentativi golpisti tra cui, nel 1970, quello guidato dal principe Valerio Junio Borghese e poi misteriosamente bloccato dopo poche ore. Tutti progetti riconducibili ai gruppi di eversione nera di cui il Sid era tutt’altro che all’oscuro. Per questo, nel ’74, il capo dell’organo d’intelligence Vito Miceli, pesantemente invischiato nelle vicende del golpe, verrà sostituito dallo stesso Maletti. Che, l’anno dopo, otterrà l’allontanamento di Mori dal servizio e il divieto di prestare servizio a Roma perché “le sue scelte politiche erano chiare”. Dopo un mese anche Marzollo (colui che aveva voluto Mori al Sid e coinvolto nel processo sul golpe Borghese) sarà ugualmente allontanato.
Proprio sulle vicende che riguardano il passato di Mori al Sid sono oggetto d’interesse del pool della trattativa Stato-mafia, processo nel quale Mori è imputato, insieme agli ex ufficiali De Donno e Subranni e ad ex politici per aver intavolato un dialogo con i boss mafiosi (ugualmente alla sbarra) al fine di far cessare le stragi. Il documento scritto da Maletti non è stato ancora deposto agli atti e il contenuto è ancora sconosciuto, ma arricchisce di ulteriori dettagli la nuova pista intrapresa dai pm sul secondo capitolo della trattativa, l’inchiesta “bis”, che potrebbe mettere in luce le responsabilità di altri personaggi non ancora sfiorati dal processo attualmente in corso a Palermo.

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