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lo-voi-francodi Aaron Pettinari - 14 novembre 2014
Dalla prossima settimana si accende il dibattito al Csm per assegnare la poltrona di procuratore Capo di Palermo. Verrebbero così clamorosamente sorpassati Lo Forte, fino a luglio in vantaggio, e Lari
Potrebbe davvero esserci il ribaltone alla corsa al vertice della Procura di Palermo. Franco Lo Voi (in foto), rappresentante italiano a Eurojust, storico esponente palemitano della corrente di Magistratura Indipendente, starebbe scalando rapidamente posizioni nella raccolta delle preferenze che porteranno alla scelta del Capo della Procura più “incandescente” d’Italia. Un “moderato” in linea con i “desiderata” del Quirinale. Figura “immacolata” nella sua carriera antimafia, con il neo della mancata partecipazione al funerale di Paolo Borsellino.

Ma c’è anche chi fa notare che in quell’estate di sangue l’allora giovane sostituto rifiutò di schierarsi con gli otto pm che si erano dimessi in polemica con il procuratore Pietro Giammanco, che aveva osteggiato fino all’ultimo lo stesso Borsellino. Noto per essere un magistrato prudente, a Palermo viene ricordato sul piano professionale per aver raccolto le dichiarazioni di Balduccio Di Maggio, il pentito che con le sue rivelazioni, prima di inciampare sul bacio mai confermato tra Andreotti e Riina, portò all’emisssione di una raffica di ergastoli nei confronti della mafia militare corleonese. Fu anche il primo a verbalizzare le parole di Mario Santo Di Matteo e Gioacchino La Barbera, i killer pentiti della strage di Capaci.

A questi risultati, si aggiungono le centinaia di mandati di cattura e di richieste d’ergasolo rispetto a diversi appartenenti a Cosa nostra. Nonostante i successi ottenuti nella stagione di Giancarlo Caselli, quando fu eletto al Csm, Lo Voi appoggiò Pietro Grasso nel contestatissimo confronto contro il magistrato torinese per il vertice della Dna, e poi il ‘grassiano’ Giuseppe Pignatone nel confronto con Lo Forte e Messineo nella corsa per la procura di Palermo.

C’è anche chi lo descrive come un “manovratore dietro le quinte” di quell’interpretazione che il Csm diede il 5 dicembre 2001 con una circolare che fissava il termine massimo di permanenza alla DDA per gli aggiunti coordinatori delle indagini antimafia e che di fatto portò Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato in “lidi” lontani da Palermo. Il passo successivo della sua carriera è il “salto” alla procura europea su incarico dell’allora Guardasigilli Angelino Alfano.

La nomination con tanto di “bollino blu” riconosciuto dal Colle lo proietterebbe in testa nella corsa al posto, lasciato vacante da Francesco Messineo (andato in pensione a fine luglio, ndr) e attualmente occupato dal facente funzioni Leonardo Agueci. Il sorpasso avverrebbe a scapito degli altri due candidati, Guido Lo Forte e Sergio Lari. Tuttavia, nonostante il consenso del gruppo di centrodestra e dopo gli accordi saltati la scorsa estate, la partita tra togati e laici all’interno del Csm è tutta da giocare.

Tratto da: loraquotidiano.it

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