di Aaron Pettinari - 21 ottobre 2014
Nessuna preoccupazione da parte del procuratore facente funzioni Leonardo Agueci (in foto) dopo la telefonata che questa mattina ha raggiunto il centralino del Tribunale annunciando l'esplosione di una bomba: ”Siamo tutti al lavoro e continueremo ad esserci come sempre” ha dichiarato. “Alle dieci e mezza esploderà una bomba”, ha detto l’anonimo. L’allarme è scattato immediatamente. Carabinieri e polizia scientifica hanno subito avviato le operazioni di bonifica e in pochi attimi è stato escluso ogni pericolo. Sull’episodio è stato aperto un fascicolo per procurato allarme. Questa è l’ultima di una serie di minacce che negli ultimi mesi ha preso di mira gli uffici giudiziari e i pm antimafia: prima Nino Di Matteo e i suoi colleghi che indagano sul dialogo Stato-mafia, poi l’aggiunto Teresa Principato, quindi il Pg Roberto Scarpinato. Un’escalation che l’intelligence antimafia interpreta come una vera e propria strategia della tensione, e che l’aggiunto Vittorio Teresi tempo fa definì una ”guerra psicologica”, volta a turbare la serenità del lavoro degli inquirenti.
Agueci, comunque, raffredda gli allarmismi: ”Non ci lasceremo intimidire. Anche se la telefonata di oggi mi pare un episodio minore rispetto alle minacce dei giorni precedenti, come il ritrovamento del proiettile da guerra israeliano trovato nei pressi di Piazza della Memoria”. E a chi sottolinea che l’allarme bomba è scattato a poche ore dall’annuncio della sua presenza al Quirinale per assistere alla testimonianza del capo dello Stato, Agueci risponde: “Non credo che vi sia una relazione. La mia presenza al Colle è stata decisa da tempo, dopo gli attacchi ricevuti dai pm del processo sulla trattativa per il loro parere positivo sulla presenza degli imputati all’audizione presidenziale”.
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