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ciotti-luigi-web14di Francesca Mondin - 29 settembre 2014
Continua ad aumentare il clima di pericolo e tensione per chi è impegnato nella lotta contro le mafie e l’illegalità. Dopo le ultime minacce al procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato un nuovo allarme per il fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti. A detta di diverse Procure nazionali, da Torino, Palermo e Caltanissetta fino alla Direzione nazionale antimafia in questo momento, Don Ciotti è la persona più a rischio d’Italia perchè tutte le mafie vorrebbero vederlo morto. Allarme proveniente anche da alcune fonti investigative che hanno raccolto informazione dalle carceri. “Nei penitenziari, scrive oggi La Repubblica, girano voci di un possibile “cavallo pazzo” che potrebbe attentare alla vita di Luigi Ciotti per accreditarsi all’interno delle cosche”.

Il primo a dichiarare la sentenza di morte per il prete era stato il capo della Cupola di Cosa Nostra Totò Riina, durante i suoi dialoghi con il boss pugliese Alberto Lorusso. Nelle intercettazioni del 14 settembre 2013, alla vigilia dell’anniversario di Pino Puglisi si sente Riina dire: “Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi, Ciotti, Ciotti, putissimu pure ammazzarlo. Salvatore Riina, uscendo, è sempre un pericolo per lui... figlio di puttana”.

Don Ciotti infatti è un personaggio scomodo per la criminalità organizzata, come lo era don Pino Puglisi, perché con il suo lavoro e le sue associazioni mire a colpisce le mafie alle radici. Luigi Ciotti rappresenta un simbolo per molti giovani, e con Libera coinvolge moltissimi ragazzi, lo stesso che Puglisi faceva nel suo quartiere togliendo così i ragazzi dalla strada e quindi dalle grinfie della mafia. Ma la cosa che più infastidisce tutte le mafie è l’impegno di Libera nella gestione dei beni sequestrati alle mafie. «La sua associazione - spiegano alcune fonti giudiziarie - gestisce gran parte dei beni che vengono confiscati a mafia, camorra e ‘ndrangheta. E quando ai padrini togli i loro beni – sottolineano- anche se a confiscarglieli non è don Ciotti ma lo Stato, si tocca un nervo scoperto. Nell’immaginario collettivo della bassa criminalità il responsabile è lui, don Ciotti». Lo stesso Totò Riina infatti aveva additato il fondatore di Libera come “malvagio e cattivo” facendo poi riferimento ai continui sequestri di beni, beni che poi vengono affidati a cooperative, spesso associate a Libera.

Già, nei mesi scorsi, in seguito all’uscita delle minacce di Riina era scattato lo stato d'allarme per la protezione del sacerdote, inviando anche una lettera al Viminale per sollecitare il rafforzamento della scorta attorno a Luigi Ciotti. Al momento, secondo alcune fonti investigative, si sta studiando come rafforzare la rete di protezione.

Il fondatore di Libera partecipa instancabilmente a dibattiti e incontri con i ragazzi in tutta Italia, spostandosi da nord a sud. Quest’attività può renderlo un bersaglio molto vulnerabile se non gli viene predisposta un adeguata protezione, oltre alla scorta che lo accompagna da anni ma che secondo gli esperti è ora insufficiente.

Due giorni fa, il sacerdote durante il Festival del diritto, aveva commentato le minacce ricevute dicendo: “Oggi è arrivato questo nuovo segnale e questa minaccia, 'facciamolo fuori', ma don Ciotti è solo una piccola cosa, un piccolo uomo che ha sempre creduto nel noi e non nell'io. Oggi Libera è fatta da 1600 associazioni e svolge un grande lavoro in tutta l'Italia con percorsi, progetti, con l'Università, con centinaia di parenti delle vittime di mafia in rete tutti assieme e soprattutto con la legge che nel '96 ha previsto la confisca dei beni alla mafia ed il loro uso sociale". Nel corso dell’incontro aveva poi sottolineato l’importanza di essere “chiari e categorici” per essere “efficaci” richiamando anche i politici Italiani: “A parole tutti sono contro la mafia e l'illegalità. Ma poi in Italia non riusciamo ad avere una legge seria e completa sulla corruzione pubblica”.

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