di AMDuemila - 9 aprile 2014
Il sostituto procuratore Luigi Patronaggio ha nuovamente fatto richiesta, al Tribunale del Riesame, affinché venga vietato l’espatrio a Marcello Dell’Utri (in foto). Tre settimane fa, infatti, l’istanza del magistrato era stata respinta dai giudici della Corte d’Appello, presieduta da Dino Lo Forti, che l’anno scorso avevano condannato l’ex senatore a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa ma rifiutando la richiesta d’arresto, avanzata per evitare il pericolo di una fuga. Dell’Utri, stando alla Procura generale di Palermo, è in possesso del passaporto italiano e anche di quello diplomatico, di cui poteva usufruire quando ancora era parlamentare in quanto delegato di Palazzo Madama al Consiglio d’Europa.
Proprio il prossimo 15 aprile la Cassazione si pronuncerà sulla condanna per mafia di Dell’Utri, ma il pericolo che l’ex senatore tenti di uscire dal Paese sembrerebbe ancora concreto: a giorni, infatti, è atteso il verdetto del tribunale.
La sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello di Palermo a marzo dell’anno scorso ha stabilito che Marcello Dell’Utri ha avuto ripetuti contatti con Cosa Nostra già negli anni Sessanta e Settanta, come specificato nella sentenza di primo grado e confermato anche nel secondo. Fu in quel periodo che Dell'Utri portò negli uffici della Edilnord, a colloquio con l'amico Silvio Berlusconi, il boss Stefano Bontade, insieme ad altri soggetti appartenenti alla mafia siciliana. Da questo momento in poi diventa un “mediatore” tra l’organizzazione criminale e l'impero economico dell'amico imprenditore. Un ruolo che dopo il 1980, in seguito all'assassinio di Bontade, l'ex senatore avrebbe mantenuto anche con la scalata al potere di Totò Riina, Bernardo Provenzano e i corleonesi, fino al ’92, quando iniziarono le stragi. La condanna sulla quale dovrà pronunciarsi la Cassazione martedì della prossima settimana era arrivata diciassette anni dopo l'avvio delle indagini, aperte nel 1994 dalla Procura di Palermo e confluite nell'ottobre del 1996 nel rinvio a giudizio.
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