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la-mafia-non-lascia-tempo-def-040414Le anticipazioni della conferenza del 4 aprile a Radio Aut Marche
di AMDuemila - 3 aprile 2014
Venerdì 4 aprile avrà luogo a Sant’Elpidio a Mare, comune del fermano, la presentazione del libro di Anna Vinci “La mafia non lascia tempo” in cui si racconta l’ex braccio destro del boss Totò Riina, Gaspare Mutolo. A darne qualche anticipazione la trasmissione di Radio Aut Marche, condotta da Rosanna Luciani, che ha ospitato gli interventi di Mara Testasecca, coordinatrice dell’evento e presidente dell’associazione elpidiense Funima International onlus, e di Giorgio Bongiovanni e Anna Petrozzi, rispettivamente direttore e caporedattore di ANTIMAFIADuemila, che per l’occasione è organizzatrice della conferenza insieme all’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Sant’Elpidio a Mare.

L’appuntamento per domani sera è stato notevolmente appoggiato dalla provincia di Fermo, che ne ha dato il patrocinio: “E’ per noi motivo di orgoglio organizzare e coordinare l’iniziativa” ha detto ai radioascoltatori Alessandra Mancini, referente del Tavolo della Legalità, il cartello di associazioni del fermano che partecipa all’evento.
“La mafia non lascia tempo”, ha spiegato la Petrozzi, “fa capire in modo semplice, anche ai giovani, cosa succede nella vita di un personaggio dello spessore di Mutolo” e la concezione della scala di valori dei mafiosi, “completamente distorta rispetto alla nostra”. Ma soprattutto il fatto che “si possa trovare il riscatto, si può sempre ricominciare e riscattarsi anche dal peggiore degli errori”. Mutolo è stato soldato di mafia fino al 1992, quando ha intrapreso la via della collaborazione con Paolo Borsellino, e oggi dedica la sua vita alla pittura, passione che l’ha accompagnato per tutta la vita. “Ne Falcone ne Borsellino – ha continuato il caporedattore – avrebbero mai potuto istruire il Maxiprocesso se non fosse stato per i pentiti” e per il contributo dato dalla loro profonda conoscenza di Cosa nostra.
Dei collaboratori, ma anche della trattativa Stato-mafia di cui si occupa il processo in corso a Palermo, si è parlato nel corso della trasmissione. Una trattativa “che non è ‘presunta’, come qualcuno dice, perché esiste una sentenza del Tribunale di Firenze sulle stragi del ‘93” che riporta nero su bianco:“Una trattativa indubbiamente ci fu e venne, quantomeno inizialmente, impostata su un do ut des. L'iniziativa fu assunta da rappresentanti delle istituzioni e non dagli uomini di mafia”. Non solo, perché la trattativa, ha aggiunto la Petrozzi, “ha rinsaldato in Totò Riina il fatto che la metodologia delle bombe pagava”, che portava fruttuosi risultati. Da qui alla nuova serie di stragi del ’93, esportate in continente (Firenze, Roma e Milano) il passo è breve.
la-mafia-non-lascia-tempo-big“Ho conosciuto personalmente Gaspare Mutolo e l’ho intervistato varie volte – ha esordito Bongiovanni – fu lui il primo a parlare di mafia e politica, dei giudici corrotti, di Bruno Contrada” ex numero 3 del Sisde e condannato per mafia. A proposito degli storici legami tra criminalità organizzata e classe politica, Bongiovanni ha di seguito evidenziato come la storia ci insegna che esiste “una strettissima minoranza di Stato che vuole distruggere la mafia, una grande maggioranza che non vuole e una larga fetta di indifferenza”. I fatti sono presto elencati: “La condanna di Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa”, le intercettazioni delle “telefonate di Napolitano e Mancino – ex ministro dell’Interno, imputato al processo trattativa Stato-mafia per falsa testimonianza – che sono state distrutte su richiesta dello stesso Capo dello Stato” nel quale l’ex politico chiedeva aiuto per la propria posizione processuale. La presenza di uomini esterni a Cosa nostra “la sera del 18 luglio – il giorno prima della strage di via D’Amelio – quando il pentito Gaspare Spatuzza racconta di aver visto nel luogo in cui veniva caricata la 126 di esplosivo un uomo che non apparteneva alla mafia” che ad oggi rimane senza volto né nome. Il fatto che il boss “Matteo Messina Denaro sia latitante da oltre vent’anni a Castelvetrano” un piccolo paesino del trapanese dove il latitante si nasconde. O che “una percentuale di parlamentari è indagata per corruzione o mafia”, un’immagine dello Stato meno che mai trasparente. L’esistenza di un dialogo esistente tra Stato e mafia ha contraddistinto molti dei momenti chiave della storia del nostro Paese, e ora che stanno per essere svelati dai magistrati della procura di Palermo che si occupano del processo, il clima di tensione si fa sempre più alto e il pm di punta Nino Di Matteo riceve delle inquietanti condanne a morte da Totò Riina, detenuto al 41bis. “La mafia non finirà mai – ha concluso Bongiovanni – se tutti i cittadini non grideranno con forza ‘fuori la mafia dallo Stato!’”.

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