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di AMDuemila - 21 febbraio 2014
Arriva il no della Cassazione sull'assoluzione di due soggetti per la strage di Piazza della Loggia a Brescia, dove il 28 maggio 1974 una bomba esplose mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista. L'esplosivo provocò la morte di otto persone mentre centodue rimasero ferite, proseguendo così quella strategia della tensione che di fatto iniziò con l'attentato di Piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969.
Si tratta di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, per i quali verrà disposto un nuovo processo di appello. Confermata, invece, l'assoluzione per Delfo Zorzi, esponente del movimento di estrema destra ed oggi imprenditore in Giappone.
Le indagini su una delle stragi più anomale e misteriose del paese sono costellate da una serie di condanne rigorosamente commutate in assoluzioni.

La prima istruttoria si conclude con le condanne di alcuni esponenti dell'estrema destra di Brescia tra cui Ermanno Bucci, che il 13 aprile 1981 verrà strangolato in carcere da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti. Condanne che in secondo grado diventeranno assoluzioni, confermate dalla Corte di Cassazione nel 1985. Non ha migliore fortuna la seconda pista investigativa, che verte sull'ipotesi del coinvolgimento dei servizi segreti e di apparati dello Stato: gli imputati, davanti alla sbarra per le rivelazioni di alcuni pentiti, verranno assolti per insufficienza di prove.
Un terzo processo si apre nel 2008 nei confronti di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, militanti di Ordine Nuovo, movimento neofascista fondato nel 1956 proprio da Rauti e al centro di diverse indagini per il compimento di stragi; l'allora capo dei Carabinieri di Brescia Francesco Delfino e Giovanni Maifredi, collaboratore dell'ex ministro degli Interni Taviani.
Gli imputati sono tutti assolti il 16 novembre 2010, sempre per insufficienza di prove, poi confermate dalla Corte di Assise di Appello.
Il procuratore generale della Cassazione Vito Ambrosio aveva chiesto un nuovo processo anche per Zorzi, oltre che per gli altri due imputati per i quali di fatto si aprirà un nuovo processo: “Verrebbe meno la mia coscienza di cittadino se non chiedessi alla Corte di colmare, con gli strumenti che ha a disposizione, le lacune di una sentenza che non può essere accettata” mentre aveva chiesto di rinviare al giudice civile la posizione del generale dei carabinieri Francesco Delfino, per il quale è confermata l’assoluzione dato che la Procura generale non ha presentato ricorso. Secondo Ambrosio “la posizione del generale Delfino riassume e condensa la pagina più amara” nella strage. Carlo Maria Maggi era invece a capo di Ordine Nuovo nel Veneto e sarebbe lui “l'ideatore e il mandante” della strage di Piazza della Loggia, mentre il ruolo di Maurizio Tramonte, uomo vicino ai servizi “va riesaminato”.
I buchi neri che tuttora persistono sulla strage di Brescia sono molteplici: si pensi ad esempio al fatto che ambienti istituzionali non identificati ordinarono, due ore dopo l'attentato, di ripulire con le autopompe il luogo in cui scoppiò la bomba, di fatto eliminando tracce dell'ordigno e indizi che sarebbero potuti essere determinanti per le attività investigative. O alla scomparsa dei reperti prelevati in ospedale dai corpi delle vittime e dei feriti, ugualmente di rilevante importanza. Inoltre, una fotografia di quel giorno, per la quale era stata ordinata una perizia antropologica, attesterebbe la presenza di Tramonte sul luogo dell'eccidio. Aspetti che, alla sconfortante distanza di quarant'anni, saranno nuovamente vagliati in sede dibattimentale.
“Ritrovo il senso di una giustizia che ha dato risposta alla storia – ha commentato Manlio Milani, presidente dell’associazione delle vittime, che ha perso la moglie nella strage -. Ritrovo qui i compagni che non ci sono più”, “Dopo quarant'anni i fatti vengono storicamente accertati. La Cassazione è andata ben oltre le nostre richieste, annullando anche l’assoluzione di Maurizio Tramonte. Questo certifica che nella strage ci sono stati i depistaggi e, a nostro modo di vedere, è importante perché la Cassazione ha voluto dire che Tramonte non aveva solo un ruolo di informatore ma il suo ruolo era ben più pregnante”. Ed ha quindi aggiunto: “Finalmente si certifica fino in fondo che la strage è ascrivibile all’estrema destra e che ci sono stati depistaggi. Dopo quarant'anni potremo aprire nuovi discorsi”.

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