di AMDuemila - 18 dicembre 2013
"In realtà queste non sono minacce, Totò Riina è stato intercettato mentre era inconsapevole di essere ascoltato, e pronunciava dei veri e propri ordini di morte che cerca di far arrivare all'esterno". Questo è quanto detto da Nino Di Matteo intervistato ai microfoni di Linea gialla, andate in onda ieri sera su La7. Uno dei temi della trasmissione era incentrato sulle misure di sicurezza affidate al sostituto procuratore di Palermo in seguito alle affermazioni del capomafia corleonese intercettate all'interno del carcere “Opera” di Milano, durante l'ora d'aria che il boss trascorreva con un membro della Sacra Corona Unita, Alberto Lorusso. Le istituzioni infatti hanno proposto l'utilizzo del blindato "Lince", al quale il pm Di Matteo si è opposto.
Oltre alle minacce Di Matteo ha dovuto anche rinunciare a partecipare al processo trattativa Stato-mafia a Milano. Un fatto che ha contribuito ad aumentare la tensione attorno ai pm che indagano sulla trattativa Stato-mafia. “Vedendo le cose con freddezza e razionalità – ha aggiunto Di Matteo - forse non vale la pena di sacrificare tanta parte della propria vita per tanto tempo per il proprio ideale ma la passione per il nostro lavoro e la consapevolezza della bellezza di cercare la verità prevale sempre”. Durante la trasmissione sono intervenuti anche Claudio Fava, Gianni Barbaccetto e sono state trasmesse le interviste di Vittorio Teresi, Antonio Ingroia e Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della repubblica del tribunale di Reggio Calabria il quale ha sottolineato come “La fuga di notizie è grave perché si espone ancora di più il magistrato che indaga”. Gratteri ha anche suggerito l'utilizzo delle videoconferenze nei processi per interrogare i pentiti senza dover spostarsi: “Ciò permetterebbe un grosso risparmiano di milioni di euro e soprattutto non si metterebbe a rischio la vita di nessuno”.
I video della telefonata esclusiva e l'intervista al procuratore aggiunto di Reggio Calabria
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