di Salvatore Borsellino - 3 dicembre 2013
"E' stato reso disponibile" per il pm Nino Di Matteo, uno dei magistrati che rappresentano l'accusa nel processo per la trattativa tra Stato e mafia minacciato dal superboss Riina, il mezzo di un convoglio con il cosiddetto "bomb jammer", così some chiesto a ottobre dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
A confermarlo è il ministro dell'Interno Angelino Alfano, oggi a Palermo per presiedere il comitato per l'ordine e la sicurezza dopo le ultime minacce ai magistati impegnati nel processo per la trattativa Stato-mafia. Durante la riunione è emerso che Riina sarebbe tornato a minacciare Di Matteo in alcune intercettazioni successive (da palermo.repubblica.it). Questa è la notizia pubblicata poco fa. La conoscevo già perché avevo, su sua richiesta, incontrato il ministro Alfano subito dopo la riunione del Comitato nazionale per la sicurezza svoltosi oggi presso la Prefettura di Palermo. Ho avuto la netta impressione che la richiesta dell'incontro, data la mia presenza davanti alla prefettura prima dell'arrivo del ministro e la manifestazione di protesta che avevamo preannunciato per venerdì proprio davanti alla prefettura, sia servita a scongiurare una mia temuta contestazione all'arrivo del ministro o in conferenza stampa, ma importa poco.
Volevo soltanto sollecitare l'adozione di questo dispositivo che avrebbe potuto evitare, almeno secondo le modalità in cui sono state effettuate, le stragi di via Capaci e di via D'Amelio, e non ho avuto bisogno di farlo perché sono stato ricevuto dopo la riunione del comitato e la decisione era già stata presa e mi è stata comunicate dal ministro Alfano subito dopo la chiusura della riunione e prima ancora della conferenza stampa nel corso della quale poi la decisione è stat confermata ai giornalisti. Non mi importa pensare che la mobilitazione dell'opinione pubblica che noi e altri movimenti abbiamo sollecitato abbia potuto influire sulla decisione odierna, l'importante è che questa decisione sia stata presa e che la sicurezza di chi oggi rischia la vita per la Verità e per la Giustizia sia da oggi maggiore. Non allenteremo però la guardia e vigileremo perché la decisione presa oggi diventi effettiva nel più breve tempo possibile e perché non sia limitata solo al PM Di Matteo ma a tutti quei magistrati che corrono gli stessi rischi e, proprio perché considerati obiettivi più facili, potrebbero essere colpiti al posto dell'obiettivo diventato troppo difficile da raggiungere. E la necessità di una adeguata protezione, sebbene ovviamente opportunamente graduata, non riguarda soltanto i magistrati ma anche i testimoni di un processo che qualcuno, e non si tratta della mafia, vuole in ogni maniera fermare.
Tratto da: 19luglio1992.com