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scientifica-boss-tatonedi AMDuemila - 31 ottobre 2013
Milano, teatro di faide criminali. Anche se gli inquirenti escludono questa ipotesi è ciò che viene in mente a seguito dell'uccisione di Emanuele e Pasquale Tatone, due fratelli appartenenti alla famiglia malavitosa di origine casertana. Trasferitisi a Milano negli anni '70, i Tatone già dai primi anni Novanta detenevano il monopolio dello spaccio di droga nella zona. Nel 1992 vennero arrestati i cinque fratelli insieme alla madre, Rosa Tatone, nota anche come “nonna Eroina”. Da quel momento il clan aveva perso un po' del suo potere, ma non il prestigio di un cognome ingombrante anche per Quarto Oggiaro, nella periferia milanese.
Ieri sera Pasquale Tatone, ritenuto l'attuale capo della famiglia, è stato freddato poco dopo le 23 da alcuni proiettili, mentre si trovava sulla sua Ford Fiesta tra via Pascarella e via Trilussa. In base a una prima ricostruzione delle dinamiche, i sicari si sarebbero affiancati in auto e avrebbero fatto fuoco. I proiettili ritrovati sembrerebbero delle cartucce solitamente usate per i fucili. Tatone, che era già scampato ad un tentato omicidio nel 1994 per opera di tre killer incappucciati, probabilmente non si aspettava quell'agguato, dato che ieri sera era andato a seguire la partita in un locale del quartiere senza protezione (nonostante gli avessero ammazzato il fratello tre giorni fa) per poi fare ritorno a casa da solo. Invece i killer – non è ancora chiaro a quale gruppo appartengano – hanno approfittato dell'occasione per eliminare un altro degli esponenti di una famiglia che da troppo tempo controllava la zona circostante, diventata il fulcro di numerose attività illecite gestite insieme ad altri clan della criminalità milanese come i Crisafulli e i Carvelli.

Risale alla scorsa domenica, invece, l'omicidio di Emanuele Tatone, un pedegree criminale di ben poco spessore ma ugualmente colpevole di portare il cognome del clan di Casaluce (Caserta). L'ennesimo agguato inatteso, visto che tra mezzogiorno e l'una Tatone era andato ad un incontro in un boschetto nei pressi di via Vialba disarmato. Così come era disarmato il suo autista, il pregiudicato Paolo Simone. Solo che l'appuntamento, fissato per dei “chiarimenti”, era degenerato e il killer, armato di una revolver, aveva fatto fuoco su entrambi con cinque proiettili.
Con la famiglia Tatone ora decimata, dopo l'uccisione di Emanuele e Pasquale, restano solo Mario e Nicola: il primo libero, il secondo in carcere dal 2009 con una condanna a 24 anni perchè aveva dato vita ad un fiorente mercato di cocaina nel quartiere.

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