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cuffaro-totoIl prossimo 17 dicembre si decide il suo futuro
di Aaron Pettinari - 8 ottobre 2012
Trentatré mesi. Questo il periodo fin qui vissuto nel carcere di Rebibbia dall'ex Governatore della Sicilia, Totò Cuffaro (foto) in seguito alla condanna in via definitiva a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia avvenuta nel gennaio 2011. Tolti gli sconti previsti dall’indulto e dalla buona condotta sui sette anni totali Cuffaro dovrebbe ancora trascorrere in carcere due anni e mezzo.
A partire dal prossimo 17 dicembre però “Vasa, vasa”, potrebbe tornare in libertà qualora il Tribunale di Sorveglianza di Roma accettasse l'istanza presentata dal suo legale per l'affidamento ai servizi sociali. Nella richiesta viene espressa la volontà dell'ex leader dell'Udc siciliana dimetterzi al servizio “dei più poveri e degli ultimi della missione Speranza e Carità di Biagio Conte”, il missionario laico che da anni accoglie nella sua struttura, a Palermo, emarginati e indigenti. A decidere sarà il presidente Alberto Bellet, fino a maggio scorso in servizio al Tribunale di Sorveglianza di Palermo, che dovrà tener conto di diversi aspetti, dalla buona condotta all'assenza di collegamenti tra Cuffaro e Cosa nostra.
L'ex Governatore della Sicilia aveva ricevuto notizie confidenziali su indagini in corso dai marescialli Giorgio Riolo e Antonio Borzacchelli per poi veicolarle, attraverso il medico Domenico Miceli e Salvatore Aragona, al boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro che scoprì in questo modo le microspie del Ros nel suo salotto.

Inoltre le indagini dimostrarono come durante gli incontri Miceli assecondava le iniziative di Guttadauro (e in alcuni casi si faceva anche promotore di strategie ad ampio raggio) per poi riferirle a Cuffaro, il quale a sua volta si rendeva disponibile al loro compimento. Tra tutte la nomina di due personaggi da inserire ai primi posti della graduatoria nel concorso di assistenti medici e la candidatura dello stesso Miceli nella lista dell’Udc.
E sempre Cuffaro avvertì l'imprenditore della sanità Michele Aiello, poi condannato per mafia, che i magistrati di Palermo indagavano sul suo conto. Lo aveva saputo grazie ad una rete di talpe negli uffici della Procura.
Dal punto di vista comportamentale Cuffaro in carcere è sempre stato impeccabile tanto da essere descritto come un “detenuto modello”. I legali fanno leva anche alle interviste rilasciate dall'ex senatore in cui ha sempre rispettato la condanna, pur non condividendola. L'ultima decisione spetterà comunque al Tribunale di Sorveglianza e per sapere se Cuffaro a breve potrà tornare ad assaporare “il sapore dei cannoli” in stato di libertà non resta che attendere pochi mesi.

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