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provenzano-carcere-spdi AMDuemila - 27 settembre 2013
“Trattamento carcerario inumano”: è questa l’accusa con la quale i legali di Bernardo Provenzano, Rosalba Di Gregorio e Franco Marasà, hanno presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. I due avvocati, in seguito della conclusione dei periti del Gip che attestano le gravi condizioni di salute dell’ex capomafia corleonese (una sindrome parkinsoniana rigido-acinetica di grado severo, associata a postumi disabilitanti per le conseguenze della caduta del boss in carcere) condannato all’ergastolo e detenuto al 41bis, hanno chiesto alla Corte che “dichiari che c'è stata violazione dell’ art. 3, con riguardo alla protrazione dell'esecuzione della pena e al mantenimento del regime di cui all’art. 41 bis che contrastano con il basilare senso dell’umanità, risultano lesivi del fondamentale diritto alla salute e impediscono il normale regime trattamentale”.
La risposta della Corte europea non si è fatta attendere: ha informato i penalisti del detenuto di aver richiesto alle autorità italiane di conoscere le attuali condizioni di salute di Provenzano, i trattamenti sanitari di cui necessita e i processi nei quali è coinvolto. Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà dare una risposta.

Proprio a causa dell’aggravamento delle sue condizioni la posizione di Bernardo Provenzano nel processo per la trattativa Stato-mafia, nel quale figurava come imputato insieme ad altri boss di Cosa nostra, è stata stralciata dal gip Piergiorgio Morosini.
Recentemente il tribunale di sorveglianza di Bologna ha rigettato l’ennesima istanza avanzata dai legali del boss detenuto per la revoca del carcere duro, in quanto a parere dei giudici le condizioni di Provenzano, anche se gravi, non sono incompatibili con il 41 bis. Secondo il Tribunale di Bologna permane, infatti, il pericolo di una possibile comunicazione di Provenzano con l’esterno, nonostante la malattia.

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