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universita-messina0di Domenico Ferlita - 6 luglio 2013
"Se tu ti vuoi prendere gli esami senza fare un cazzo.. e.. senza problemi, allora bisogna andare praticamente a minacciare... non c'è niente da fare è così... è questo il sistema... quello si caca di sotto è tutto la il discorso... bisogna andare a minacciare... bisogna andare a minacciare e saperlo fare...perché se no, sei fottuto". Questo è quello che diceva la ‘ndrangheta ai docenti dell’Università di Messina con lo scopo di facilitare il superamento degli esami, che si tenevano presso tale ateneo. Peccato, però che si sia trattato di qualcosa di illegale. Secondo quanto affermato nell’intercettazione originale della DIA, infatti, si può evincere benissimo che gli esami erano truccati. A fare da tramite, un’organizzazione, nella quale  apparterrebbero anche alcuni esponenti  della ‘ndrangheta locale.
Le indagini, partite nel luglio del 2012, si sono concluse stamattina dopo una brillante operazione della Direzione investigativa antimafia denominata “Campus”, che ha portato all’arresto di sei persone ritenute responsabili di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio  e al millantato credito.
L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte, dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto procuratore della Dda Liliana Todaro.

Tra gli arrestati, Marcello Caratozzolo, docente nella facoltà di Economia e l’ex consigliere provinciale Santo Galati Rando, adesso ai domiciliari. Mentre gli altri, Domenico Montagnese, Matteo Bottari e Salvatore d’Arrigo, sono stati trasferiti in carcere per il pericolo di inquinamento delle prove.
Secondo quanto riferito dalla Dia, i fermati, ai vertici del gruppo, influenzavano le prove di ammissione alle facoltà a numero chiuso e le abilitazioni alle libere professioni in cambio di somme di denaro. Altre tre persone, per i quali è stato disposto l’obbligo di firma, rimangono tuttora indagate.
Durante le indagini, sarebbe emerso anche, il reciproco scambio di favori, facendo riferimento ai voti di scambio. Durante le elezioni regionali del 2012, infatti, Santo Galati Rando, sarebbe stato favorito nelle votazioni.
L’organizzazione, considerata una vera e propria organizzazione criminale, avrebbe effettuato anche estorsioni e usure a tassi del 50% a orafi, agendo fra Messina e Brescia, avvalendosi, stando alle prime informazioni, anche dell’ausilio della ‘ndrangheta che ne faceva da tramite.
Dietro la corresponsione di denaro, Domenico Montagnese e da Montagnese nelle intercettazioni effettuate dalla Dia, durante tutto il periodo delle indagini. Marcello Caratozzolo, offrivano agli studenti universitari il superamento degli esami o addirittura l’ammissione nelle facoltà a numero chiuso, e non solo.
Durante il periodo delle elezioni, infatti, proiettavano la loro attività illegale, dietro la promessa di un voto. «E poi c'è il metodo Caratozzolo.... Caratozzolo và.. dice: 'questo è un amico..un..cosa..vediamo che possiamo fare.. parapì..parapù». Si sente dire
«Il consistente e variegato tessuto relazionale nel quale l'organizzazione criminale ha potuto progettare i propri ambiti di operatività è connotato da autorevoli nomi di docenti, che il sodalizio ha ritenuto a disposizione per attuare una vera e propria modalità di azione attraverso i seguenti metodi: avvicinamento dei docenti; corruzione anche mediante piccole regalie in grado di "ammorbidire" l'atteggiamento di quei docenti più esigenti ma parimenti sensibili alla premura; minaccia dei docenti, conseguendo l'effetto di una vera e propria intimidazione in grado di garantire il risultato finale del superamento dell'esame, qualora le condizioni  non consentissero di procedere mediante un più cauto "avvicinamento" e suggerissero un'azione decisa e risolutoria».- questo è quanto riferito dagli inquirenti che, con tanta dedizione, hanno seguito le indagini.
Così la ‘ndrangheta, riusciva a truccare gli esami, corrompendo i professori delle varie facoltà universitarie e, talvolta, inducendoli a commettere tali reati con atti intimidatori.

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