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giaccone-milly-web0Milly Giaccone rifiuta la medaglia d’oro del ministero della Sanità in memoria di suo padre
di Milly Giaccone - 17 giugno 2013
Vengo avvisata da mia sorella Amalia che mi scrive attraverso una mail che il prossimo 19 luglio verrà conferita alla memoria di nostro padre la medaglia d’oro del ministero della Sanità. Fermo restando che ritengo inopportuna la data che coincide sia con quella  della nascita della mia bambina  Giorgia (di recente deceduta), che con  l’anniversario della strage del Dott. Paolo Borsellino (ed è  a Palermo e con Salvatore, Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino che io vorrò trascorrere, se pur idealmente, questa triste giornata). Papà fu ucciso l’11 di agosto di un lontano e afoso 1982 a Palermo e non a Roma. A Roma  peraltro e presumibilmente  furono decise le sorti del compianto Procuratore Borsellino! Papà fu vittima di terrorismo mafioso e io da poco ho avuto negato questo riconoscimento dovendo sopportare la mortificazione di una “via Crucis giudiziaria” ove lo Stato ha legittimato un solco che avvilisce noi vittime di mafia. Pertanto qual è la coerenza da parte delle istituzioni? Perché per lo Stato papà è vittima di serie B e poi il Ministero alla Salute offre un riconoscimento ritenendolo “il più importante”?  Per me è una patacca!

Dov’è la coerenza? L’idea di questo riconoscimento che non intendo accettare  mi offende profondamente.  L'emerito indelicato che ha proposto questa onorificenza lo ha fatto  per semplice e personale narcisismo, ciò mi  sconvolge, non è con una medaglia che si fa giustizia, non è con una “pupazzata” (papà l’avrebbe definita così) che si rende il giusto onore a chi ha sacrificato se stesso per poi essere stato inserito in un elenco addirittura di secondo o terzo livello? Se mio fratello e le mie sorelle vorranno accettare questa onorificenza che lo facciano liberamente. Sarà la conclamazione di una frattura che ci vedrà definitivamente su posizioni diverse. Anche in questo caso lo Stato ha continuato a distruggere la famiglia di Paolo Giaccone. Io non posso accettare questa volgarità, non posso più passar sopra ad altre mortificazioni, la morte di mia figlia mi affligge e non posso consentirmi di perdere la mia di vita,  perché devo ancora assicurare a mio figlio Toti un avvenire, si un avvenire in questa terra patetica di “Pataccari dell’antimafia”...

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