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sequestro-bagagli.webdi Francesca Mondin - 15 maggio 2013 - VIDEO
La Direzione investigativa Antimafia di Palermo, questa mattina, ha sequestrato beni per un valore totale di 16 milioni di euro. Sotto sequestro sono finiti i negozi di pelletteria della nota catena “Bagagli”. il titolare Filippo Giardina, secondo le indagini, sarebbe stato in società con il boss Salvatore Milano.

La misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di Palermo, su richiesta del procuratore aggiunto Vittorio Terresi e del sostituto Dario Scaletta ha interessato: 8 punti vendita della società Bagagli srl e Bagagli sas, 6 a Palermo, uno a Catania e uno a Bagheria, 48 immobili tra appartamenti, magazzini e terreni, uno yacht e una rivendita di tabacchi, oltre a vari titoli e depositi bancari. I beni sono intestati all’imprenditore Giardina e ad alcuni suoi parenti: Valentina e Carmelo Giardina, e Provvidenza La China.
Il lavoro congiunto tra la Dia e la Procura di Palermo, che ha rilevato una netta differenza fra il reddito dichiarato di Giardina ed il patrimonio acquisito (assieme alle intercettazioni telefoniche e alle dichiarazioni di alcuni pentiti) ha dimostrato come Filippo Giardina fosse in realtà un prestanome del boss Milano di Porta Nuova e di come, i beni a lui appartenenti fossero un canale usato dai boss per immettere nel mercato legale soldi provenienti da attività illecite. Milano infatti è un noto esponente di Cosa Nostra, appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo Centro, attualmente agli arresti domiciliari, per varie condanne in associazione mafiosa.
Dalle indagini sarebbe emerso anche un tentativo, non riuscito, di trasferire parte dei negozi ad un'altra società per evitare che il patrimonio un giorno potesse finire sotto sequestro.

L’inchiesta parte da un pizzino di Salvatore Lo Piccolo nel quale compare il nome della famosa catena di negozi “Bagagli”. A questo si è poi aggiunta una serie di dichiarazione di alcuni collaboratori di giustizia che confermano come dietro le società Bagagli ci fosse lo zampino di Cosa Nostra.
Il pentito Andrea Bonaccorso racconta: "Sapevo che Milano detto Tatieddo aveva interessi nei negozi Bagagli. Un giorno, dopo avere utilizzato una carta di credito clonata in un negozio della catena, per effettuare degli acquisti, fui chiamato da Salvatore Milano. Mi chiese espressamente di rimborsare Giardina per la truffa che avevo fatto". Dall’interrogatorio di Manuel Pasta, l’uomo che gestiva la cassa del mandamento di Resuttana, risulta addirittura che dal 2009 fu lo stesso Gianni Nicchi ad interessarsi a “Bagagli”. “Nicchi mi disse che sua sorella lavorava in uno dei negozi e che lui e Milano avevano interesse nell'attività commerciale”. Importanti anche la collaborazione di Marcello Trapani e Marco Messina.
Le dichiarazioni di Trapani, ex legale del boss Salvatore Lo Piccolo, fanno luce anche su un'altra indagine in corso, che vede sempre in primo piano le società “Bagagli”. La Procura sta indagando sul contratto di sponsorizzazione fra le catene di negozi e la società Palermo calcio. I pm ipotizzano che l’accordo sia stato spinto da uomini appartenenti a Cosa Nostra.
Secondo il pentito e le intercettazioni, tra il boss e alcuni ex dirigenti del club di Viale del Fante, Milano sarebbe riuscito ad avere come testimonial di “Bagagli” alcuni ex calciatori rosanero. “Mi ha chiamato Filippo (Giardina, titolare della catena, ndr) perché insomma ha fatto, ha fatto la pubblicità con Cavani, è contento perché è riuscito a farla” dice un ex dirigente del club rosanero, e il capo di Porta Nuova risponde: “Senza spese, senza soldi, per risparmiare”.
Alcuni dei calciatori nei mesi scorsi sono pure stati sentiti in Procura assieme all'ex direttore sportivo Rino Foschi.

 

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