di Salvatore Borsellino - 9 febbraio 2013
Aggiorno ancora una volta il post già pubblicato ieri perché la fonte dalla quale ho appreso le informazioni riportate mi ha espressamente autorizzato a fare il suo nome.
Si tratta di Francesco Macrì, dal quale sono stato contattato attraverso la rete e che, da quanto apprendo dal business network LinkedIn, risulta Consulente per la sicurezza nell'area Security and Investigations. Lo stesso avrebbe tenuto di recente presso il Ministero dell'Interno un seminario per i vertici ingegneristici della Polizia di Stato, autorizzato, da quanto mi riferisce, dal Capo della Polizia Prof. Antonio Manganelli.
Lo stesso, come già pubblicato, mi aveva in precedenza precisato di essere a conoscenza che Giovanni Falcone, proprio dopo il fallito attentato dell'Addaura del 21 giugno 1989, chiese espressamente di di essere equipaggiato di tali tecnologie (jammer) al fine di evitare il macabro rituale dell'ordigno radiocomandato che già il 29 luglio del 1983 aveva eliminato il magistrato Rocco Chinnici e che il 23 maggio 1992 sarebbe stato usato per l'attentato di Capaci nel quale egli stesso perse la vita. Ritengo di inaudita gravità che ancora, 57 giorni dopo, mio fratello sarebbe stato fatto saltare in aria con la medesima dinamica che un'apparecchiature già disponibile all'epoca ai servizi di intelligence avrebbe potuto impedire.
Su queste circostanze di cui, a venti anni di distanza, vengo a conoscenza pretendo di conoscere la verità.
Tratto da: 19luglio1992.com
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