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alfano-beppe-web3di AMDuemila - 8 gennaio 2013
La seconda giornata dedicata a Beppe Alfano, coraggioso giornalista ucciso vent'anni fa da mano mafiosa, si è aperta sotto gli occhi di tremila ragazzi provenienti da tutta la Sicilia. Nell'affollato palazzetto dello sport di Barcellona Pozzo di Gotto hanno moderato Stefania Petyx, inviata di Striscia la notizia, e il conduttore televisivo ed ex inviato delle Iene Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif.

In seguito alla lettura del telegramma inviato dal Presidente della Repubblica Napolitano, è intervenuta Nelli Scilabra, Assessore Regionale all'istruzione e alla formazione professionale: “Sono convinta che questo sistema lo possiamo cambiare” ha detto, lasciando a tutti i presenti un potente messaggio di speranza.
La serie di interventi è proseguita poi con le varie testimonianze, a cominciare da quella di Antonella Borsellino, sorella e figlia di due imprenditori vittime della mafia degli anni '90, rispettivamente Paolo e Giuseppe Borsellino. Stefania Petyx, rivolgendosi ai ragazzi, ha sottolineato l'importanza dell'ascoltare le esperienze dei relatori presenti, per capire una volta per tutte che dal mondo mafioso bisogna stare lontani. Al contrario, è necessario stringersi intorno a quelle persone che dalla mafia sono minacciate, perchè spesso rimane solo la società civile a proteggerle. È il caso, ad esempio, del magistrato agrigentino Salvatore Vella, al quale proprio nella giornata di oggi è stata tolta la scorta, un atto straordinariamente grave compiuto dallo Stato, in quanto “viene tolta la scorta a un magistrato che ha fatto condannare diversi esponenti mafiosi, mentre è tuttora concessa a Bruno Vespa” ha precisato la Petyx.
“É dal 2001 che faccio il magistrato in Sicilia – ha esordito Vella –  e sono ancora qui a farlo perchè questa terra ci ha regalato persone bellissime. Tutti noi abitiamo in posti bagnati dal sangue di uomini giusti come Beppe Alfano, che ci ha raccontato che il cambiamento può esistere, anche se a volte il prezzo da pagare è troppo alto”. “Se non abbiamo la speranza in un mondo migliore, allora siamo già morti” ha aggiunto, e concludendo con la citazione di Sant'Agostino “la speranza è figlia del coraggio e della rabbia” ha proclamato con forza: “Noi non possiamo cambiare la nostra nazione se non abbiamo il coraggio, la rabbia e la voglia di dire basta!” e ha aggiunto rivolto ai ragazzi presenti: “Contro la mafia studiate, leggete, dite no alle raccomandazioni”. Parole che, dette da un uomo al quale lo Stato ha girato le spalle, danno molto da pensare, ma quando Sonia Alfano lo ha salutato ricordando la gravità dell'accaduto lui ha replicato semplicemente: “Io sono un servitore dello Stato, sorrido e vado avanti”.
La testimonianza di Vincenzo Agostino e di sua moglie Augusta  hanno portato al pubblico l'emozionante ricordo del figlio Nino, poliziotto ucciso nel 1989 insieme alla moglie Ida, incinta di pochi mesi. Vincenzo con profonda commozione ha tirato fuori la bandiera dell'Italia dicendo: “Mio figlio ha dato la vita per lo Stato, ma dentro lo Stato c'erano delle mele marce che non devono esserci più”, e ha aggiunto: “L'omicidio Agostino è partito da dentro lo Stato. Noi vogliamo verità e giustizia, quando si saprà la verità su questo assassinio tanti misteri verranno risolti”.
Augusta ha poi illustrato la condizione dei familiari delle vittime di mafia, condannate dallo Stato a una vita costantemente in attesa della giustizia che spetta loro. A questa donna forte, dalla fede incrollabile, è stata data una piccola consolazione che ha condiviso con il pubblico: “il mio ultimo nipotino, che ho chiamato Nino, è nato con molto anticipo rispetto alla data prevista, proprio il giorno stesso in cui hanno ammazzato mio figlio, il 5 di agosto. Questo per me è un segnale della vicinanza di Dio, che ogni giorno mi dà la forza per continuare a lottare” ha ricordato tra le lacrime e gli applausi dei presenti.
Nell'affollato palazzetto dello sport i barcellonesi non guardano più dall'altra parte, non si limitano a dire con un alzata di spalle che Beppe Alfano è stato ucciso perchè era “femminaro” come è stato detto per Peppino Impastato e per tanti altri martiri della mafia. La sua figura ora brilla come esempio di vita e di resistenza per tanti giovani siciliani “Ricordatevi – ha detto Pif –  che la vita di mafia è una vita di merda, e se non volete fare una vita di merda dovete reagire”.
Un altro grande esempio di vita ci è stato dato dall'esperienza di Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo ucciso dal tritolo mafioso, che ha evidenziato come tutte le testimonianze di vita succedutesi nel corso del dibattito sono inestricabilmente unite alla sua: “Ogni volta che incontro queste persone è come se rivivessi un pugno nello stomaco” e aggiunge rivolgendosi ai ragazzi: “Auguro anche a voi di provare quello stesso pugno allo stomaco nell'ascoltare queste storie, perchè soltanto quando diventeranno qualcosa che riguarda tutta la società avremo un futuro”. “Dobbiamo essere uniti, e vivere con coerenza le nostre scelte tenendo sempre presenti esempi di vita come quelli di Beppe Alfano, la cui forza nella verità gli è costata la vita. Dobbiamo essere noi i primi a pretendere giustizia”. A queste parole si è collegata Piera Aiello, testimone di giustizia, ribadendo che “dobbiamo far diventare nostre le storie di Rita Atria, Beppe Alfano, Paolo Borsellino e tanti altri” e ai ragazzi: “fate vostra la storia di tutti noi, affinchè il nostro sacrificio non sia stato vano”.
Giuseppe Carini, anche lui testimone di giustizia, ha poi spronato i ragazzi a raccontare ai propri amici l'esperienza vissuta oggi: “Dobbiamo dare un segnale forte di cambiamento. Abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino grazie al nuovo Presidente della Regione che si è insediato” ma soprattutto proteggere chi è sotto il tiro della mafia, quindi “non abbandoniamo il magistrato Vella”.
Don Luigi Ciotti, presidente dell'Associazione Libera, è intervenuto subito dopo con un appello a tutti gli abitanti dell'isola: “Siate orgogliosi di essere siciliani, anche perchè non possiamo dimenticare che tutte le persone che qui stiamo ricordando e che hanno perso la vita per mano della mafia erano siciliani onesti e coraggiosi.” E ancora: “Dobbiamo passare dal dire NO alla mafia, al NOI, passare dalla PROTESTA alla PROPOSTA dobbiamo impegnarci di più tutti. Il problema più grave non è il male, ma quanti guardano e lasciano fare il male”.
“Vi siete chiesti come mai da 400 anni si parla di Camorra? Da 200 anni si parla di Cosa nostra? E da 300 anni si parla di 'Ndrangheta? Queste sono domande a cui bisogna rispondere – ha poi proseguito Don Ciotti –  il vero problema è che dobbiamo smettere di dire che le mafie sono il problema: il problema siamo noi che le rendiamo forti. Le mafie sono forti perchè trovano alleanze, interessi, quella zona grigia che non possiamo mai dimenticare. La lotta alla mafia si fa con la cultura, con il lavoro, ma soprattutto si fa a Roma in parlamento con le leggi giuste”, e ha concluso tra gli applausi: “La legge sulla corruzione che è passata in parlamento non rispetta quello che l'Europa ci chiede fin dal 1999”. “Dobbiamo unire ciò che la mafia divide, saldare le parole ai fatti, la memoria all'impegno, la conoscenza alla responsabilità. Bisogna che ci saldiamo gli uni agli altri per ottenere il cambiamento. La speranza deve essere il nostro carburante, e la giustizia la nostra bussola. Ci vuole più coraggio da parte di tutti. Perciò sentitevi orgogliosi di essere qui”.
In questa occasione, seppur per un triste motivo, anche i ragazzi diventano protagonisti nelle vesti delle due giovanissime portavoci della scuola di Brindisi dove, il 19 Maggio scorso, ha perso la vita Melissa Bassi. “Siamo qui per inviare un messaggio di fiducia e di solidarietà dopo quel 19 maggio, perchè noi siamo più forti di qualsiasi cosa. Questa giornata la vogliamo dedicare a Melissa”. hanno detto tra gli applausi scroscianti.
Giovanbattista Tona, giudice della Corte d'Appello di Caltanissetta ha spiegato ai ragazzi quanto è importante parlare, come si sta facendo ora, delle vittime di mafia, e per fare sì che non si torni al passato è necessaria e fondamentale la presenza dello Stato: “Bisogna creare uno Stato che non sia fatto solo di leggi ma di persone vere, che mettano cuore e passione in quello che fanno. Per costruire questo Stato ci vuole l'amore per la verità, perchè c'è un debito che nessuno ha voglia di pagare, ed è il debito di verità. Per questo io vi invito ad amarla, la verità”. “'Ho il vizio di essere una persona onesta', così diceva Camilleri – ha commentato l'attore Alessio Vassallo – e un vizio che dobbiamo praticare ogni giorno”
Non è mancata nemmeno la testimonianza di vita di Attilio Manca, riportata dal fratello Gianluca: “Probabilmente Attilio è morto perchè ha conosciuto la rete di protezione di Provenzano”.
Tutti i relatori in sala hanno tenuto a precisare che la mafia esiste, che in un modo o nell'altro ha distrutto le loro vite, ma che mai li separerà dalla Sicilia “Io non mi faccio buttare fuori dalla mia terra da questi pezzi di merda di mafiosi –  ha detto il testimone di giustizia Ignazio Cutrò –  ragazzi, ribellatevi! Ai prossimi arresti andate ad applaudire alle forze dell'ordine!”
Anche Roberto Saviano ha voluto ricordare con un messaggio scritto il giornalista ucciso: “Beppe Alfano ha fatto antimafia nel modo più alto. Ha fatto antimafia come metodo per aggiustare ciò che vedeva intorno a sé non funzionare. Un metodo artigianale, quasi, di stare nel mondo. Se questo sarà anche il nostro obiettivo, Beppe non si sarà sacrificato invano”. “Abbiamo passato tanti anniversari da soli – ha terminato commossa Mimma Barbaro, moglie di Beppe –  ragazzi, oggi guardandovi sono orgogliosa di dire che ho vissuto a Barcellona, e se anche hanno chiuso gli occhi di Beppe Alfano, ora siamo noi a vedere con i suoi occhi”.
Sono seguiti poi gli interventi delle associazioni, tra cui Libera, Cento per Cento in Movimento, Cittadinanza per la Magistratura e i ragazzi di Addiopizzo Young, i quali hanno ribadito: “Pretendiamo la verità sui mandanti esterni degli assassinii di mafia”.
Dopo un lunghissimo applauso la giornata della memoria si è spostata al Duomo di Santa Maria Assunta, dove avrà luogo la messa celebrata da Don Ciotti in onore di Beppe Alfano. Seguirà poi la cerimonia di intitolazione dell’attuale piazza Trento di Barcellona Pozzo di Gotto a Beppe Alfano.

FOTOGALLERY © ACFB


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