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alfano-sonia-web1di AMDuemila - 9 ottobre 2012
Palermo. “Bisogna che l’Europa si occupi della trattativa Stato-mafia. Mi prendo l’impegno di seguire la storia a Bruxelles. Ma abbiamo bisogno di sostegno, dei cittadini e della stampa. È una battaglia che non si può fare da soli”. Era il 12 agosto di quest’anno quando Sonia Alfano aveva rilasciato queste dichiarazioni.

Dal giorno prima aveva rinunciato alla scorta: “Perché se lo Stato mi lascia le spalle scoperte per i miei colloqui con Provenzano, addirittura dicendo che potrebbero essere resi pubblici… insomma, se mi mette in pericolo e mi fa additare come bersaglio, non può nello stesso tempo proteggermi. Non lo accetto, anche per la sicurezza delle persone che mi proteggono”. Parole come pietre. La polemica era scoppiata il 9 agosto sulle pagine del Corriere della Sera. Sul quotidiano di via Solferino era stato pubblicato un articolo che raccontava come i parlamentari del Pd Giuseppe Lumia e dell'Italia dei valori Sonia Alfano si erano presentati cinque mesi fa al carcere di Parma per proporre a Bernardo Provenzano di collaborare coi magistrati. Giovanni Bianconi scriveva che il 26 maggio scorso Lumia e la Alfano avevano incontrato l’anziano boss il quale durante il colloquio aveva risposto in maniera alquanto confusa alla loro proposta: «Sì, ma i miei figli non devono andare al macello». Secondo la ricostruzione del Corriere il senatore e l'eurodeputata gli avevano quindi assicurato che lo Stato avrebbe potuto garantire loro un futuro, e Provenzano avrebbe concluso: «Fatemici parlare, e poi sarà la volontà di Dio». Poche ore dopo la pubblicazione dell’articolo si era scatenato un valzer di dichiarazioni politiche assurde quanto aggressive contro Lumia e la Alfano “rei” di avere incontrato il boss di Cosa Nostra. Una pericolosa sovraesposizione per entrambi e soprattutto una mossa mirata a bloccare sul nascere una possibile collaborazione con la giustizia di ‘zu Binnu. A distanza di poco tempo, senza più scorta, dopo una prima inascoltata richiesta di revoca del servizio, la Presidente della Commissione Antimafia Europea, Sonia Alfano, ha nuovamente scritto alle autorità competenti per rinunciare al servizio di tutela che le era stato assegnato nel maggio scorso (negli ultimi mesi si trattava di un terzo livello). Da allora non è successo nulla, nemmeno una telefonata. “Fin dalle premesse – ha spiegato Sonia Alfano - quando sono stata in carico alla Questura di Palermo, si sono verificati fatti piuttosto spiacevoli. Sono stata trattata come una scocciatura cui dovevano adempiere. Eppure, nonostante le richieste di revoca più volte inviate agli organi competenti e nonostante non abbia più comunicato i miei spostamenti agli operatori del servizio scorte di Palermo, risulto ancora ufficialmente tutelata dalla Polizia di Stato”. “E’ evidente – ha aggiunto - che per chi dovrebbe garantire la mia sicurezza rappresento un problema, un peso, un fastidio. Poiché, invece, non intendo costituire un fardello per lo Stato, dal 10 settembre ho rinunciato irrevocabilmente alla tutela, pur comprendendo le motivazioni oggettive che avevano portato alla predisposizione delle misure di sicurezza. Continuo ad essere contattata dagli operatori del servizio scorte della Questura di Palermo, che vogliono conoscere i miei spostamenti. Mi tocca allora ribadire, a questo punto pubblicamente, che dallo scorso 10 settembre ho deciso di non avvalermi del servizio di tutela. Preferirei, però, che chi di competenza ne prendesse atto e lo facesse con una comunicazione ufficiale che, ad oggi, non ho mai ricevuto. In questo modo, almeno, si eviterà lo spreco di denaro pubblico”.
In attesa che questo gravissimo impasse si sblocchi resta l’amarezza di vedere l’assenza dello Stato e la solitudine di chi lotta contro una mafia sempre più istituzionalizzata.
A Sonia Alfano l’abbraccio e la solidarietà di tutta la redazione di Antimafia Duemila.

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