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dellutri-marcello-web4di AMDuemila - 8 settembre 2012
Lo scrivono nero su bianco i magistrati di Palermo che indagano sulla presunta estorsione operata da Marcello Dell’Utri ai danni di Silvio Berlusconi: i soldi versati per decenni dal Cavaliere all’amico Marcello sarebbero finiti in parte nelle casse di Cosa Nostra.

All’indomani dell’interrogatorio di Berlusconi, che non ha evidentemente convinto i pm, il pool coordinato dall’aggiunto Antonio Ingroia ha inviato ieri alla Procura generale della Cassazione la replica alla richiesta di B. di spostare l’inchiesta su Dell’Utri a Monza o a Milano sollevando il “conflitto di competenza”. Secondo l’ex premier infatti i magistrati siciliani non sarebbero legittimati a indagare su versamenti avvenuti ad Arcore, dove secondo l’accusa si sarebbe consumato il reato. Affermazione alla quale i magistrati hanno risposto che non è rilevante il luogo in cui sono stati effettuati i pagamenti, ma il disegno che c’è dietro: Dell’Utri, secondo i pm, avrebbe fatto da tramite tra il Cavaliere e i boss, destinatari di parte di quelle somme non solo negli anni ’70, come confermato dalla sentenza di Cassazione su Dell’Utri (per concorso esterno in associazione mafiosa), ma anche di recente.
Il presupposto è proprio nel testo di quella sentenza della Suprema Corte, che nel marzo scorso ha annullato con rinvio la sentenza di condanna a 7 anni per Dell’Utri, confermando però il suo ruolo di mediatore tra Cosa Nostra e Berlusconi. Testualmente: “La motivazione della sentenza impugnata si è giovata correttamente delle convergenti dichiarazioni di più collaboratori a vario titolo gravitanti sul o nel sodalizio mafioso Cosa nostra (…)congruamente analizzate dal punto di vista dell'attendibilità soggettiva nonché sul piano della idoneità a riscontrarsi reciprocamente circa il tema dell'assunzione -per il tramite di Dell'Utri- di Mangano ad Arcore come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di Cosa nostra e circa il tema della non gratuità dell'accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore del sodalizio mafioso che aveva curato l'esecuzione di quell'accordo, essendosi posto anche come garante del risultato”.
Per questi motivi secondo i pm l’indagine deve restare a Palermo dove ha “sede” l’organizzazione mafiosa.
Il verdetto è atteso entro settembre.

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