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LOGO-RITA-ATRIAdi Associazione Antimafie “Rita Atria” - 27 agosto 2012
Milazzo. Esprimere solidarietà ad Antonio Mazzeo e alla testata de “I Siciliani giovani” è cosa dovuta, ma non vogliamo limitarci all’effetto, preferiamo analizzare le cause e individuare le storture. Purtroppo la negazione del male è una storia che si ripete: un giornalista riferisce “fatti” tratti da atti processuali e cita dichiarazioni pubbliche che denunciano la presenza inquietante del malaffare nel tessuto economico-politico di una città e gli amministratori di quella città invece di lavorare alla bonifica e chiedere alla magistratura di non risparmiarsi e di andare fino in fondo… che fanno? Denunciano il giornalista.

Anche l'Associazione Antimafie “Rita Atria” e il movimento Città Aperta, quando nel 2010 presentarono una formale richiesta di accesso agli atti per la vicenda del Parco Commerciale di Barcellona Pozzo di Gotto promosso dalla Di.Be.Ca (costituita nel 1982 da Rosario Pio Cattafi), furono oggetto di una violenta e scomposta invettiva da parte del Consiglio comunale della città del Longano che, invece di porsi i giusti e ovvi interrogativi sulla inquietante vicenda la cui relativa delibera era stata approvata dallo stesso Consiglio comunale, sentì il bisogno di scrivere un documento politico votato all'unanimità col quale accusava le associazioni di infangare il buon nome di Barcellona P.G. e dei barcellonesi, definendole "avvelenatori di pozzi". Gli eventi successivi dimostrarono chi aveva ragione.
Le motivazioni che spingono la Giunta comunale di Falcone a deliberare un atto di querela nei confronti del giornalista Antonio Mazzeo sono a dir poco sconcertanti.
Proviamo ad esaminarle:
L'articolo di Antonio Mazzeo ha “destato perplessità e sconcerto nella collettività per notizie denigratorie che tenderebbero a far apparire il Nostro Paese, da sempre, teatro di delitti di mafia e luogo di interessi della criminalità organizzata, gettando persino un'ombra su condizionamenti relativi all'esito delle ultime elezioni”.
Analizziamo le cause di questo passaggio: Mazzeo inizia così il suo articolo:
“Poteva essere il paradiso. Invece è cemento, cemento, cemento. A destra ci sono la rocca con le rovine e il santuario di Tindari e la straordinaria riserva naturale dei laghetti di Marinello. Dalla parte opposta si scorgono il promontorio di Milazzo e i Peloritani. [...] Il territorio, però, è irrimediabilmente deturpato da orribili complessi abitativi, alverari-dormitori per i sempre più pochi turisti dei mesi estivi. Del peggiore, risalente all’inizio degli anni ’80, nessuno ricorda più il nome originale”.
Certo,  la bellezza è un concetto piuttosto soggettivo, ma ci sono evidenze che difficilmente possono essere confutate, e bisogna dirlo: Falcone non è Taormina.  
Poi Mazzeo scrive della presenza della mafia e degli affari illeciti: informazioni che, di certo, non sono frutto di invenzioni ma emergono dalle numerose indagini in corso e dalle richieste di custodia cautelare di diversi mafiosi e affini. Riteniamo che gli Amministratori del Comune di Falcone alle risultanze emerse dagli atti della magistratura avrebbero dovuto rispondere con una totale disponibilità alla collaborazione per fare chiarezza in un senso o nell’altro.
Quando una persona si sente male e i primi sintomi suggeriscono al medico delle analisi che rivelano anomalie preoccupanti, la prima cosa che si fa è approfondire gli elementi per una diagnosi seria al fine di curare e fermare il male. Questo è il vero bene del malato, anche quando quest’ultimo vorrebbe sentirsi dire dal medico che va tutto bene.
Per quanto riguarda le “ombre” sulle elezioni amministrative del 2011 (ombre che di certo non ha gettato Mazzeo) dovevano essere oggetto di richiesta di approfondimento giudiziario per tranquillizzare gli elettori di Falcone (si ricorda che Mazzeo nel suo articolo riporta la posizione del sindaco alle accuse). Insomma Mazzeo ha fatto il Giornalista con la G maiuscola.
Come al solito si colpisce chi fornisce la notizia. Bisogna colpire chi ne parla.
Ma colpendo chi ne parla e gridando a chissà quale offesa sociale di fatto non si affronta politicamente un problema serio che emerge in maniera inconfutabile dalle indagini in corso.
L’articolo di Mazzeo, inoltre, è stato pubblicato per di più in un periodo sbagliato, perché avrebbe “comportato pesanti ricadute sull'economia locale, incentrata per lo più sulle attività turistiche e ricettive, gravemente penalizzate dalla rappresentazione negativa data al Paese”.
Immaginiamo che una tale affermazione sia di certo corredata da prove. A noi sembra un elemento di approfondimento sociologico e politico che merita la nostra attenzione ed è per questo che attendiamo di leggere nella querela su quali fonti si sia basata la Giunta. Si tratta di affermazioni da non sottovalutare,  per tale ragione chiederemo agli organi competenti di fornirci i dati sul volume d'affari annuo di Falcone e sulle maggiori attività produttive e, soprattutto, siamo curiosi di delineare il target di turisti (messinesi, siciliani, italiani, comunitari, extracomunitari, altro) che, presi dal panico, hanno disdetto le prenotazioni oppure hanno disertato le spiagge e le piazze in festa di Falcone.
Quanto alla presenza dei latitanti a Falcone... non crediamo si possa in alcun modo confutare.
Siamo certi che nelle loro stanze il sindaco e la Giunta si saranno chiesti come mai persone del calibro di Gerlando Alberti (oltre che mafioso di grosso calibro è l’assassino della povera Graziella Campagna) abbiano dimorato a Falcone... per il mare? Per il sole? Per il tasso di umidità? Per caso?
Auspichiamo che il Sindaco e la sua Giunta deliberino, oltre alle querele,  costituzioni di parte civile in tutti i processi che coinvolgano personaggi di Falcone o che hanno operato in maniera criminale a Falcone.
Un piccolo appunto sullo stile politico: una atto così forte come una querela che prevede l’uso di soldi pubblici contro un giornalista ANTIMAFIA che scrive per una testata ANTIMAFIA come “I Siciliani giovani” forse doveva passare almeno da un dibattito in  consiglio… Si tratta, appunto, di stile e non di un atto dovuto.
Noi siamo convinti che i cittadini onesti di Falcone meritino una città vivibile e sicura ed è per questo che chiediamo alla magistratura di andare fino in fondo e nel più breve tempo possibile. Lo chiedono i cittadini onesti di Falcone, lo chiede l’economia di Falcone, lo chiede il territorio di Falcone oggetto di scelte urbanistiche scriteriate (almeno per noi) e oggettivamente brutte.
Al sindaco e alla sua Giunta chiediamo:
di indagare veramente sulla storia di Falcone e su certe presenze inquietanti.
di supportare l’azione per l’accertamento che l’economia di Falcone sia esente da condizionamenti mafiosi.
Solo così si darà un vero contributo all’immagine del Paese.
Al momento la storia di Falcone si “arricchisce” di  un primato negativo: una querela con i soldi dei cittadini per colpire chi ha raccontato e non chi è stato causa del male. A nostra memoria non ricordiamo casi simili.
L’Associazione Antimafie “Rita Atria” sarà accanto non solo ad Antonio Mazzeo e alla testata de “I Siciliani giovani” ma anche a quei ragazzi della società civile e a quei consiglieri comunali che non hanno paura di riconoscere di avere un problema e di lottare con grande consapevolezza per la Bellezza. Quella vera. Ci saremo: nelle piazze, tra la gente; ci saremo: nei tribunali a supportare chi ha il coraggio, in questa terra “bellissima e disgraziata”, di fare Informazione e Politica.
A questo comunicato seguiranno altre richieste di verifiche che provvederemo ad inviare alle istituzioni competenti.

Sottoscrivono il documento:
Casablanca (mensile ANTIMAFIA) - Catania;
Telejato e Telejato Junior – Partinico (PA)


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