di Salvatore Borsellino - 31 luglio 2012
“Le istituzioni hanno una grande occasione…perché alla verità inevitabilmente corrisponde sempre la responsabilità e c’è gran parte del Paese che è allergico alla verità, è anche allergico al principio di responsabilità, troppo affezionato, soprattutto la nostra classe dirigente, al principio di irresponsabilità, attraverso la ricerca dell’impunità, dell’impunità penale e dell’impunità politica secondo il criterio per cui nessuno deve rispondere dei fatti che ha commesso. Esattamente il contrario dei principi di uno Stato di diritto e di una democrazia.”
Queste sono le parole di Antonio Ingroia, parole molto chiare che chiamano alla responsabilità chiunque possa dare il suo contributo per arrivare a quella verità e a quella giustizia proprie di uno Stato di diritto.
Ed è proprio in virtù di quella verità che sentiamo il dovere di pretendere risposte da chi, fino ad ora, non ha potuto o voluto darcele. E’ per questo che chiediamo alla procura di Caltanissetta di indagare a fondo sugli eventi riguardanti la scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, sui protagonisti presenti sulla scena della strage quel maledetto 19 luglio 1992 che hanno dato, negli anni, versioni della verità talmente contrastanti da risultare perlomeno sospette.
Come quelle del dottor Giuseppe Ayala che ha rilasciato, in 14 anni, ben 5 versioni differenti e che non ha mai dato risposte alle tante domande postegli da Salvatore Borsellino, se non apostrofandolo con insulti come “pazzo” (o per essere più precisi, a scanso di querele “signore che ha dei problemi di sanità mentale”) e “Caino”.
Come chiediamo anche al colonnello dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Arcangioli di farsi avanti e raccontare ai magistrati nisseni quello che, secondo questa intercettazione, avrebbe confessato alla giornalista Elvira Terranova, insieme al resto delle informazioni molto che potrebbero essere in suo possesso:
Intercettazione della telefonata tra Massimo Ciancimino e Elvira Terranova:
T: Per altro, all’uscita, il colonnello mi ha voluto fermare e mi ha detto: “mi dispiace se le ho creato problemi… però… io, insomma mi sono trovato in grosse difficoltà ho dovuto querelare… quindi mi dispiace per averla fatta venire qui, capisco che è un momento un po’ così ma anche io, insomma ho avuto i miei problemi”… ho detto no, si figuri…
C: …sì… va bè..(si accavallano le voci)… fai…quello che piglia l’agen… quello che piglia la borsa…. ma digli che se la vadano a “pigliar al culo!”
T: …e in fatti alla fine che abbiamo discusso, gli ho detto scusi, ma mi toglie una curiosità? …sta agenda rossa dove caspita è finita? …fa “allora non mi crede?…io non me lo ricordo a chi l’ho data la borsa e poi non è detto che ci fosse l’agenda rossa dentro”.
C: sì la moglie… che fa è pazza? dai!!
T: ….non lo so… la moglie… anche il figlio… pure Manfredi aveva detto che c’era l’agenda… bò, non lo so, io oggi (accavallano le voci)…
C: gli assistenti di Falcone!!! dai… gli assistente di Falcone… no, può essere che ancora prima che arrivasse lui qualcun’altro l’ha levata, io questo non lo escludo
T: …no, lui ha fatto un po’ così… notare una cosa… dice: “Ayala, la prima cosa che ha fatto invece di preoccuparsi se era morto Borsellino mi ha fatto aprire con il piede di porco la blindata che era ovviamente tutta chiusa… (accavallano le voci)
C: …allora chi è paraculo campa cent’anni…
T: …io ho detto va beh. ma Ayala dico non è mai stato indagato… e lui fa: “appunto, come mai?”
C: …Ayala… non ricordo… ricordo… chi è paraculo campa cent’anni…
T: …va bene…
Pretendiamo, da parte di chi ha giurato sulla Costituzione di proteggere la Repubblica Italiana e i suoi cittadini, che facciano il loro dovere di uomini di Stato e collaborino con le autorità per far sì che finalmente questa nostra terra possa essere liberata da chi la ha tradita e venduta.
Noi, con le nostre domande, accuse e ricerca della verità, non ci fermeremo qui.
E’ giunto il momento, per tutti, di scegliere da che parte stare.
Salvatore Borsellino e Federica Fabbretti
Tratto da: ilfattoquotidiano.it