Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

dellutri-marcello-webIl Pg chiede di sentire Berlusconi.” Intere vicende da ricostruire”
di Monica Centofante - 18 luglio 2012
Il processo Dell’Utri come un fiume carsico, che scorrendo al di sotto della terra ha effettuato una forte erosione.

Ha esordito così il Pg Luigi Patronaggio nel corso della prima udienza del nuovo processo d’appello contro il senatore Marcello Dell’Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Che riparte dalla terza sezione della Corte d’Appello presieduta dal giudice Raimondo Lo Forti dopo l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna a 7 anni di carcere deciso lo scorso 9 marzo dalla Corte di Cassazione.
Da questo processo, ha detto stamane il procuratore generale, “molto è stato tolto” e “ci sono intere vicende che il fiume carsico ha portato via”, ma che non possono andare disperse. Anche perché “l’imputato Dell’Utri (che era presente in aula ndr) ha sempre tenuto un costante collegamento con Cosa nostra che gli ha portato notevoli vantaggi non solo personali, ma anche di carriera politica”. E sono proprio le vicende che riguardano la “stagione politica”, dalla nascita di Forza Italia in poi, ad essere uscite in blocco dal processo quando i giudici d’appello, avallati dalla Cassazione, hanno stabilito che non poteva essere confermata la tesi dello scambio politico-mafioso accertata dai giudici di primo grado, che avevano accolto la ricostruzione del pubblico ministero. E molte sono le domande rimaste aperte: come quei rapporti tra il boss Vittorio Mangano e Marcello Dell’Utri proseguiti anche dopo il ’92 o le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, “spazzate via – ha proseguito Patronaggio – da un giudizio sprezzante della Cassazione, nonostante il collaboratore di giustizia abbia permesso, con le sue rivelazioni, la riapertura delle indagini sulla strage di Via D’Amelio”.
Secondo il Pg sarebbero quindi ancora molti i tasselli mancanti per la ricostruzione di un quadro completo. Tra questi, in primis, la fondamentale testimonianza dell’onorevole Silvio Berlusconi, grande assente nel processo per essersi sempre rifiutato di farsi interrogare, ma “parte offesa dell’imputato Dell’Utri”. Per questo il Procuratore generale ha chiesto stamattina la sua audizione come teste assistito, affinché possa spiegare “alla Corte se è stato oggetto di minacce o richieste estorsive, quando sono avvenute, se si sono protratte nel tempo, se ha pagato, quanto ha pagato e con quale causale”.
Tra le richieste del pm anche nuove audizioni dei pentiti Di Carlo, Ferrante, Cucuzza, Anzelmo, Galliano, chiamati a ricostruire gli anni che vanno dal 1978 al 1982, quando l’imputato lasciò la villa di Arcore per andare a lavorare presso la corte di Filippo Alberto Rapisarda. E dei collaboratori di giustizia Giovanni Brusca e Stefano Lo Verso: il primo per le sue dichiarazioni sull’omicidio di Salvo Lima, che a suo dire sarebbe stato sostituito nel suo ruolo di trait d’union tra Cosa Nostra e il mondo politico prima da Ciancimino e poi da Dell’Utri; il secondo poiché avrebbe raccolto le confidenze dell’allora latitante Bernardo Provenzano il quale gli avrebbe confidato che il ruolo di Lima era stato rivestito, dopo la sua morte, dallo stesso Dell’Utri.
Ancora, Patronaggio ha chiesto di poter ascoltare a processo la testimonianza dell’ex direttore della Banca Popolare di Palermo Scilabra, che nel 1987 avrebbe ricevuto una visita da Vito Ciancimino e Marcello Dell’Utri, i quali gli avrebbero chiesto, senza riuscire ad ottenerli, 20 miliardi delle vecchie lire per Silvio Berlusconi. E i testi di un’intercettazione tra Massimo Ciancimino e la sorella Luciana (che parlano di un assegno di 35 milioni di Berlusconi, conservato “nella vecchia carpetta di papà”) e delle conversazioni tra l’imputato e l’imprenditrice milanese Daniela Palli, che avrebbe aiutato il latitante Vito Roberto Palazzolo, condannato per mafia, a stabilire un contatto con il senatore al fine di ottenere un aiuto per il suo processo, all’epoca dei fatti ancora in corso.
Su queste richieste e su quelle formulate dalla difesa, che si è opposta alle richieste del Pg, la Corte si è riservata di decidere nel corso dell’udienza che si terrà il prossimo 25 luglio, nella terza sezione penale della Corte d’Appello.
E il tempo stringe. “Questo fiume carsico – ha proseguito Patronaggio – si arricchisce infatti di un altro affluente, che è la prescrizione”:  se le cose da accertare sono ancora molte il tempo per accertarle scade nella seconda metà del 2014.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos