di AMDuemila - 9 luglio 2012
Palermo. Non si è fatta attendere la replica del procuratore di Palermo Francesco Messineo all’editoriale a firma del fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. Nell’articolo di fondo di domenica Scalfari definisce “un illecito” le intercettazioni delle telefonate tra l’ex ministro Nicola Mancino (indagato per falsa testimonianza nell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia ndr) e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
“Nell'ordinamento attuale - ha dichiarato Messineo - nessuna norma prescrive o anche soltanto autorizza l’immediata cessazione dell'ascolto e della registrazione quando, nel corso di una intercettazione telefonica legittimamente autorizzata, venga casualmente ascoltata una conversazione fra il soggetto sottoposto ad intercettazione ed altra persona nei cui confronti non poteva essere disposta alcuna intercettazione”. E poi ancora “si muovono alla polizia giudiziaria ed alla Procura di Palermo gravi quanto infondate accuse di avere commesso persino 'gravissimi illeciti' violando non meglio specificate norme giuridiche”.
Inoltre il fondatore di Repubblica rimproverava ai Pm di conservare queste intercettazioni pur avendole giudicate, anche pubblicamente, irrilevanti e da distruggere. Per Scalfari infatti, l´intercettazione andava interrotta e la trascrizione distrutta. “Senza alcun intento polemico, ma solo per doverosa precisazione, - ha aggiunto ancora Messineo - si chiarisce inoltre che in tali casi, alla successiva distruzione della conversazione legittimamente ascoltata e registrata si procede esclusivamente, previa valutazione della irrilevanza della conversazione stessa ai fini del procedimento e con la autorizzazione del Giudice per le indagini preliminari, sentite le parti”. E ha poi concluso: “Ciò è quanto prevedono le più elementari norme dell'ordinamento che sorprende non siano state tenute in considerazione”.
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