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borzacchelli-antoniodi Silvia Cordella - 28 giugno 2012
Annullamento con rinvio. Con queste parole la sesta sezione della Corte di Cassazione ha pronunciato la sentenza nei confronti del maresciallo dei carabinieri Antonio Borzacchelli, condannato nel 2011 in appello a otto anni di carcere per concussione ai danni del manager della sanità privata siciliana Michele Aiello. L’imprenditore di Bagheria detenuto in via definitiva per associazione mafiosa ma attualmente ai domiciliari a causa del suo favismo, dichiarato da un Tribunale incompatibile con il carcere.  

Borzacchelli era rimasto coinvolto nell’inchiesta sulle “talpe” a Palermo. La sua posizione processuale aveva seguito un iter indipendente rispetto a quella dei suoi coindagati, l’ex presidente della regione siciliana Salvatore Cuffaro e il carabiniere del Ros Giorgio Riolo. Nel 2008 era stato condannato in primo grado a dieci anni di carcere per rivelazioni di segreto istruttorio nei confronti dell’imprenditore di Bagheria Michele Aiello e, in concorso con Salvatore Cuffaro, del boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro. Il militare era stato incriminato per il suo attivismo nella catena informativa segreta di “spionaggio” che a giugno del 2001 fece arrivare la notizia della presenza di “cimici” all’interno dell’appartamento del capomafia. Borzacchelli era stato ritenuto colpevole anche di concussione (tentata e consumata) nei confronti di Aiello dal quale, secondo le iniziali accuse, avrebbe preteso il 5 per cento delle sue quote societarie, in cambio di ottenere notizie su indagini in corso che riguardavano l’imprenditore. Proprio Aiello in quel processo si era costituito parte civile, ed era riuscito a dimostrare di essere stato costretto a pagare a Borzacchelli un miliardo di lire in contanti e a cedergli una villa per evitare di vedersi revocare le licenze sanitarie messe a rischio dall’ispezione del Nas all’Asl di Bagheria. Indagine che rischiava di scoprire, come poi è avvenuto, la colossale truffa dei rimborsi gonfiati della Regione in favore della sua clinica oncologica “Villa Santa Teresa”.
Pesanti colpe, quelle riconosciute dal Tribunale palermitano al maresciallo, che fecero pronunciare al presidente della Corte frasi severe sul tradimento del carabiniere allo Stato, che gli procurarono la condanna all’interdizione dai pubblici uffici. Una pena lineare con tutte quelle che sono venute dopo nei confronti dei protagonisti dell’inchieste talpe e che hanno portato alla carcerazione degli stessi Cuffaro, Riolo ed Aiello.
Ma non tutto il quadro accusatorio fu poi confermato in secondo grado. Nel 2011 i giudici d’appello oltre a ridurre di due anni la pena, scagionarono l’imputato dal reato di violazione del segreto istruttorio nei confronti dell’ingegnere Aiello “per non avere commesso il fatto”. Dichiararono prescritta la presunta fuga di notizie in favore di Guttadauro, in quanto Borzacchelli non rispondeva a processo del reato di mafia, ed infine lo assolvevano “perché il fatto non sussiste”, dal tentativo di concussione nei confronti dell’imprenditore. Unica pena confermata, quella di concussione consumata ai danni di Aiello.
Ora, è la Suprema Corte di Cassazione (e aspettiamo di leggere le motivazioni) a non volersi allineare alla ricostruzione dei giudici secondi, disponendo così un annullamento con rinvio per un nuovo processo d’appello. 
Il fascicolo dell’ex deputato regionale, inserito nelle regionali del 2001 in una lista satellite del Cdu con il proposito di proteggere Cuffaro dalle indagini antimafia (così come varie sentenze anche definitive riportano), tornerà quindi ai piani della Procura Generale e una nuova Corte disporrà per lui un nuovo giudizio. Per l’ex deputato, prima sospeso dal servizio, poi reintegrato e ora in aspettativa non è ancora giunta la parola fine.

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