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portavalori-brindisi-bigPerdono consistenza le prime ipotesi che mettevano in correlazione il colpo con il drammatico attentato alla “Morvillo Falcone” sotto la regia unica di Cosa Nostra
di Antonio Nicola Pezzuto - 3 giugno 2012
Inferno di fuoco sulla strada statale 7 che collega Brindisi a Taranto. Un gruppo criminale ha bloccato la carreggiata mettendo di traverso tre auto.


Così sono stati fermati due furgoni portavalori della Sveviapol diretti nel tarantino. Al loro interno si trovavano i soldi delle pensioni destinati agli uffici postali. Ad entrare in azione un commando armato con fucili automatici, composto da più di dieci banditi vestiti con tute mimetiche, giubbotti antiproiettile e il volto coperto da passamontagna. Una strada, percorsa soprattutto nelle prime ore della mattina da lavoratori, è diventata un vero e proprio teatro di guerra. I malviventi hanno speronato il primo furgone con una Polo, risultata rubata. Allo stesso tempo hanno piazzato di traverso altri tre mezzi sulla carreggiata, anch’ essi di provenienza furtiva, costringendo il secondo portavalori a fermarsi. Scene di puro terrore verificatesi nel giro di pochi secondi. Gli automobilisti che in quel momento percorrevano la Brindisi – Taranto non hanno fatto in tempo ad arrestare la loro marcia e ad evitare un maxi tamponamento a catena in cui sono rimaste coinvolte una quindicina di macchine. Il commando ha prima cercato di farsi largo nella carrozzeria del mezzo blindato attraverso un flex, poi, sotto la minaccia delle armi, ha costretto tre vigilanti che si trovavano a bordo di un furgone a scendere. Ma il loro tentativo di aprire la cassaforte è andato a vuoto. Così i banditi appena hanno sentito le prime sirene dei carabinieri che si avvicinavano sono fuggiti: il loro bottino ammonta ad appena 3.000 euro contenuti in un sacco all’ esterno della cassaforte. Briciole, se si pensa che all’ interno dei blindati fossero depositati, a quanto sembra, almeno quattro milioni di euro. Per aumentare il caos e coprirsi la fuga i rapinatori si sono impossessati delle tre pistole delle guardie giurate e hanno dato fuoco alle auto – una Renault Trafic, una Renault Scenic e un Land Rover Discovery – utilizzate per bloccare la strada ai portavalori. I malviventi sono fuggiti verso Taranto a bordo di tre automobili, sfruttando la protezione della barriera di fuoco e fumo che nel frattempo si era alzata sulla strada. Nella frenesia gli assalitori hanno dimenticato a bordo di uno dei mezzi bruciati un fucile mitragliatore andato completamente distrutto nel rogo. L’ arma, che era carica, è scoppiata, come raccontano gli automobilisti che hanno udito delle esplosioni, aumentando la paura dei malcapitati.
Un atto criminale, portato a termine con modalità di guerra e che avrebbe potuto causare conseguenze ben più gravi. Così, un territorio e una popolazione già duramente colpiti dalla strage della “Morvillo Falcone” tornano a sentirsi nel mirino della criminalità, di qualunque genere essa sia, e invocano l’ intervento dello Stato. Perdono intanto consistenza le prime inquietanti ipotesi che mettevano in correlazione il colpo con l’ attentato alla “Morvillo – Falcone” sotto un’ unica regia di Cosa Nostra. I carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni hanno scoperto che il guard – rail laterale della carreggiata era stato tagliato proprio nel punto in cui è avvenuto l’ agguato. Anche questo particolare, che dimostra una perfetta conoscenza del luogo, contribuisce a far maturare negli investigatori la convinzione che il commando fosse del luogo o avesse un basista della zona così da preparare l’ assalto nei minimi particolari.

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