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di Rino Giacalone - 29 maggio 2012
“Qualcuno si ostina a credere che Castelvetrano sia una città tranquilla, bella e libera, dove ormai quella cultura mafiosa sembra quasi del tutto scomparsa, dove esistono centri commerciali e imprenditori onesti, dove la lotta alla mafia deve essere demandata soltanto alle forze dell'ordine. Stamattina invece la Castelvetrano sonnolenta e salottiera si é svegliata con un "bisogno di aiuto". L'anno scorso qualcun'altro lo voleva sindaco di Castelvetrano e qualcun'altro diceva che la sua grande aspirazione prima di morire era quella di " conoscerlo ". Stamattina qualcuno oltre al bisogno d'aiuto vuole che Matteo Messina denaro gli "illumini" il suo cammino. E' il momento di riflettere e di schierarsi, é il momento della responsabilità, é il momento della coscienza collettiva per decidere da che parte stare...”

Il presidio di Libera di Castelvetrano torna con queste parole  a evidenziare l’allarme sociale che riguarda il paese del Belice, e “fotografando” (e non tanto per dire) con dati di fatto la situazione torna in buona sostanza a dirci che parlare di difesa della legalità senza molte specifiche produce non sempre gli effetti dovuti. Dire un “si” alla legalità senza accompagnarlo da un roboante “no” alla mafia, alle mafie, ai mafiosi ed ai complici dei boss, può fare accadere che qualche “disattento” speranzoso di risolvere qualche piccolo problemino usi un muro di Castelvetrano, come è successo, per mandare un messaggio di aiuto sociale a Matteo Messina Denaro il super latitante della mafia siciliana che è proprio di Castelvetrano. La foto è la prova di quello che è successo. Niente di nuovo e nulla di clamoroso verrebbe da dire, perché non è la prima volta che compaiono simili scritte. In periodo di campagna elettorale a Castelvetrano, molto di recente, è anche comparsa una foto del boss con scritta a margine eloquente, “tanto vinco io”. La cosa non è perciò nuova e se è clamorosa lo è perché chi ha scritto lo fatto cosciente del rischio di essere scoperto, il punto non è nascosto, ed è clamorosa pur sapendo che attorno a Matteo Messina Denaro ruota una certa sorta di perbenismo e di fiducia ingiustificate e violentemente eccessive, come violento è il destinatario di queste scritte. “Adorato” come nessuno mai, la “testa dell’acqua”, il “principio di ogni cosa”, e tante altre affermazioni di questo genere lo hanno nel tempo riguardato.

Magari per qualche segno e parola ci sarà necessità di decifrare meglio, “illumina il mio cammino” potrebbe essere la richiesta di mettere luce in qualche strada (in quella strada’?) o potrebbe anche significare altro…il “bisogno” accorciato con un “bis” fa venire in mente anche altro, ma non siamo noi gli specialisti nel decifrare le frasi. Complessivamente c’è un brutto segnale che stamattina ha scosso la Castelvetrano, e non solo, delle tante persone oneste, dei giovani coraggiosi, che ha scosso chi pochi giorni addietro ha chiamato due illustre persone, un magistrato, Andrea Tarondo, e un poliziotto, Giuseppe Linares, a dire ai giovani i pericoli delle mafie, vecchie e nuove, e della mafia di Matteo Messina Denaro che con le mani sporche di tanti morti ammazzati oggi tiene le fila di vere e proprie holding imprenditoriali e non solo in Sicilia, i “casalesi” lo hanno portato con loro in Emilia Romagna e in Lombardia. La risposta a queste sollecitazioni non si è fatta attendere viene da dire leggendo ciò che oggi è comparso su questo muro di Castelvetrano e d’altra parte Matteo Messina Denaro lo ha scritto nei pizzini in cui ha aizzato gli animi contro i “Torquemada” che gli danno la “caccia”, “sentirete parlare ancora di me”. Speriamo  che di lui si senta parlare presto nel senso che qualcuno riesca a catturarlo e quindi a dare la notizia che “i boss è stato preso”, è così che molti vogliono sentire parlare del capo mafia volgare assassino. Per arrivare al boss però è vero che debbano cadere ancora altre teste, i complici, quelli che si nascondono nell’area grigia, quell’area che si può colpire solo con la contestazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, quel reato che qualche insensato pensa di volere/dovere cancellare.

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