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rizzotto-placido-webFOTOGALLERY ALL'INTERNO!
di Lara Borsoi - 24 maggio 2012

Alle 10:00 nella Chiesa Madre di Corleone, si sono tenuti i funerali di Stato di Placido Rizzotto sindacalista ucciso dalla mafia 64 anni fa. Un evento speciale celebrato l'indomani della commemorazione della strage di Capaci per volere del Capo dello Stato con l'intenzione di creare un diretto collegamento tra i grandi della lotta alla mafia e il sindacalista eroe d'altri tempi.

Presenti quindi in chiesa il Presidente Giorgio Napolitano, il Fondatore di Libera Don Luigi Ciotti, la Segretaria Generale della Cgil Susanna Camusso. Funerali solenni a Corleone chiesti e ottenuti grazie all'impegno di “Articolo21” e celebrati dall'Arcivescovo di Monreale Salvatore Di Cristina.
Migliaia di persone hanno voluto omaggiare il sindacalista, al quale, con più di mezzo secolo di ritardo, è stata restituita almeno la dignità di una sepoltura dopo una vita trascorsa per metà impegnata nella lotta alla mafia e per l’altra metà nelle viscere della terra.
Per permettere a tutti di seguire la cerimonia sono stati installati dei maxi schermo all'interno della Villa Comunale e in Piazza Falcone e Borsellino.
Difficile da credere ma è stato possibile recuperare le sue spoglie solo a settembre 2009 e avere la conferma del dna solo due anni dopo, ovvero a marzo scorso. Il nipote omonimo del sindacalista che da anni si batte per far riconoscere allo zio lo status di vittima di mafia, tempo fa aveva spiegato: “Il riconoscimento non ci interessa per gli eventuali benefici di legge concessi ai parenti delle vittime, che tra l'altro sarebbe poca cosa, ma per il suo valore simbolico e morale. Sarebbe un atto di giustizia per Rizzotto ma anche per le decine di sindacalisti uccisi come lui dalla mafia.”

"Il nostro nemico siamo noi stessi, con le nostre paure che ammazzano la speranza, con i nostri piccoli interessi, con i nostri egoismi!"
(Frase tratta dal film “Placido Rizzotto”)

Nato a Corleone il 21 gennaio 1914 Placido Rizzoto è costretto a crescere, come molti del resto in quel tempo, piuttosto in fretta. Ben presto diviene orfano di madre. Trascorre la sua infanzia al fianco del padre che però, quando lui è ancora bambino, viene arrestato e accusato di associazione mafiosa. Il futuro sindacalista deve dunque lasciare la scuola per poter provvedere ai bisogni delle sorelle sino a quando scoppia la seconda guerra mondiale che, in veste di soldato, lo porta nel nord Italia a combattere al fianco dei partigiani.
Forse le ingiustizie vissute, forse le esperienze di guerra, la povertà vissuta da sempre o forse il suo animo già prodigo al prossimo, non appena rientrato nella sua terra, si immerge nel movimento sindacale diventando segretario della CGIL.
Inizia così la battaglia più grande della sua vita. Il suo obiettivo era far rispettare una legge del 1944 promulgata dal ministro Gullo che prevedeva l'assegnazione delle terre incolte o mal coltivate alle cooperative di agricoltori senza lavoro. Ma in Sicilia la legge, i diritti, i doveri venivano imposti dai mafiosi che tramite i “campieri” e la violenza più efferata sfruttavano i contadini e comandavano su gran parte degli appezzamenti. Così per riprendere possesso della terra, in quel particolare periodo preziosa più che mai, il Rizzotto radunava uomini e donne, insieme raggiungevano le alture, piantavano la loro bandiera e per protesta, lavoravano la terra. Ma se la loro protesta era pacifica la mafia non era certo di quell'avviso. I morti iniziarono a cadere e lo stato ben presto iniziò ad arrestare i poveri contadini accusandoli di "invasione di terre".
Questa era la metodologia della vecchia mafia. In molti sapevano che prima o poi Placido Rizzotto avrebbe fatto una brutta fine. E così fu. La notte del 10 marzo 1948 Placido Rizzotto veniva rapito, malmenato e reso in fin di vita a sassate per poi essere gettato in una foiba a Rocca Busambra. Ad assistere involontariamente all'omicidio c'era il piccolo pastore Giuseppe Letizia che il giorno dopo ricoverato all'ospedale per un malore raccontava tutto ciò che aveva visto. Misteriosamente il pastorello morì quello stesso giorno, l'11 marzo 48 e il medico Ignazio Dell'Ari che si occupava di “curarlo”, scomparve pochi giorni dopo. Sicuramente ad ordinare la sua morte fu il medico-boss Michele Navarra, padrino di Corleone.
Le prime indagini sulla scomparsa del Rizzotto furono condotte a quel tempo dal Capitano dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa e portarono in carcere Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che confessarono di essere gli esecutori del delitto ma attribuirono l'ordine a Luciano Leggio (Liggio). Nel frattempo le ispezioni nella foiba portarono alla luce gli effetti personali del Rizzotto ma il recupero del corpo, per mancanza di fondi, fu negato dal Ministero di Grazie a Giustizia. Con il passare degli anni gli assassini ritrattarono la loro confessione e furono assolti per mancanza di prove.
Ad oggi non esiste nessun colpevole, ma la storia narra le vicende di una Corleone che nel secondo dopo guerra si era lasciata affascinare da uomini d'onore come Luciano Leggio, Michele Navarra e da piccoli sudditi pronti a tutto per il potere.
Un delitto dalle molte ombre oscure che forse non verranno mai dipanate ma se non altro ora è possibile poggiare un fiore su di una tomba in ricordo di Placido Rizzotto.

FOTOGALLERY Corleone: I Funerali di Stato per Placido Rizzotto

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