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senna-comasco-la-criminalita-webdi Massimo Brugnoli - 21 aprile 2012
Lo scorso 18 aprile a Senna Comasco si è tenuto un incontro sulla criminalità organizzata, nell’ambito di un ciclo di eventi sulla legalità organizzati dal Comune e dal Laboratorio Culturale di Senna e dal Coordinamento Comasco per la Pace.
Fra i relatori, Lorenzo Baldo, vicedirettore di Antimafia Duemila, e Sergio Salerno, capitano della Guardia di Finanza in congedo.

Il dott. Salerno, che dopo una lunga militanza nelle Fiamme Gialle ora lavora per una società che collabora con diversi governi (fra cui quello degli Stati Uniti) in materia di prevenzione e contrasto di reati finanziari, ha parlato delle problematiche relative alla corruzione e al riciclaggio di denaro sporco (ma anche all’ evasione fiscale e al falso in bilancio), evidenziando come la legislazione italiana in materia sia inadeguata, sia rispetto a quella vigente in altri paesi sia soprattutto rispetto alla mole impressionante di questo tipo di reati che avviene nel nostro Paese. Due esempi su tutti: l’assenza di una legge che punisca la corruzione fra privati e le pesanti lacune in materia di auto-riciclaggio. Del resto, mentre negli Stati Uniti, dopo lo scandalo Enron, veniva approvata la legge Sarbanes-Oxley, che introduceva rigidi controlli e pene pesantissime per i falsificatori di bilanci, in Italia dopo i casi Cirio e Parmalat si andava esattamente nella direzione opposta, con una legge-vergogna che di fatto ha depenalizzato questo tipo di reato (!).
Salerno ha anche parlato dei fattori culturali che favoriscono il radicamento delle mafie nella società, affermando che “la mafia è un processo mentale”.  Bella e sferzante la citazione di una frase del generale napoleonico Gioacchino Murat, che scrisse che “l’Italia è un popolo servo dove si fa a gara per vedere chi è il servo migliore”.

Lorenzo Baldo ha parlato del libro “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino”, scritto con Giogio Bongiovanni, dando spazio sia a riflessioni sulla vicenda umana del giudice sia ai numerosi spunti investigativi che ancora emergono dalle indagini sulla strage di Via D’Amelio, e che lasciano aperti pesantissimi interrogativi sulle complicità dello Stato.  
“Oggi,  a venti anni di distanza dalle stragi di Capaci e via D’Amelio- ha detto - ci sono le Procure di Palermo e Caltanissetta che stanno provando a risolvere il mistero della cosiddetta trattativa che ci fu tra Cosa Nostra ed esponenti politici e istituzionali. Viviamo in una democrazia sotto ricatto. Sono troppe  le ombre, i depistaggi, i misteri irrisolti che ruotano attorno a quegli anni. Che paese è quello in cui importanti  personalità hanno le mani macchiate di sangue, in cui c’è assenza totale di verità?. Il ruolo della società civile, nell’esprimere vicinanza a questi magistrati e ai familiari delle vittime che ancora non hanno ottenuto giustizia, è indispensabile e fondamentale: noi dobbiamo pretendere la verità, per questo riteniamo importante il compito dell’informazione e crediamo che ciascuno di noi debba essere un ricercatore, senza mai accontentarsi. Ci raccontano i magistrati che oggi siamo ad un bivio: ora o mai più. Difficilmente ci sarà un’altra opportunità come questa per provare a riportare a galla la verità. Noi abbiamo un obbligo morale che ci spinge ad andare avanti, una responsabilità che va oltre il proprio lavoro, perché quando conosci quei familiari che a distanza di anni chiedono giustizia per le loro vittime innocenti, non puoi fermarti».

Notevole la partecipazione e l’interesse del pubblico. Del resto, la provincia di Como è sin dagli anni novanta una delle zone del Nord Italia dove è maggiore la presenza delle mafie (soprattutto della ‘ndrangheta) e, anche in seguito a ciò che è emerso da inchieste come “Infinito” e “Tenacia”, mai come oggi la preoccupazione della gente è palpabile.
Ma altrettanto non si può dire dei politici locali: il 6 maggio ci saranno le elezioni amministrative e fra i numerosissimi candidati alla poltrona di sindaco di Como non ce n’è uno che abbia messo chiaramente nel proprio programma il contrasto al crimine organizzato. In compenso, gettonatissimo è sempre il mitico vigile di quartiere (una sorta di incrocio fra Robocop e Borghezio, che dovrebbe garantire la tranquillità dei cittadini, minacciata soprattutto dai pericolosissimi lavavetri e venditori ambulanti).
Come diceva l’indimenticabile sindaco di Milano Paolo Pillitteri, “la Piovra? Favole, solo favole...”

ANTIMAFIADuemila
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