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cdm-webdi Lara Borsoi - 6 aprile 2012
Nuova ondata di Comuni sciolti per mafia dal Consiglio dei ministri cinque. Ben cinque quelli odierni, tre in Campania e due in Calabria. Sono Castelvolturno, Casapesenna e Casal di Principe, in provincia di Caserta; Mileto in provincia di Vibo Valentia e Bagaladi in provincia di Reggio Calabria.

Notizie come questa stanno diventando quasi prassi, da qualche tempo a questa parte. Risultato di indagini che svelano la connivenza tra apparati delle istituzioni e la malavita organizzata. Le inchieste raccontano di un mix tra accordi, favori, appalti, minacce, lavoro, voti.
Le storie qui sotto riportate, sono lo specchio di un'Italia che convive e vive un’estenuante lotta tra mafia e antimafia.

Comune di Campobello di Mazara (Trapani)
Il Sindaco Ciro Caravà, 50 anni, è stato arrestato a dicembre 2011 nell'operazione “Campus Bell” con l'accusa di associazione mafiosa. Tutt'ora si trova in carcere ed è stato sospeso dal suo incarico dal prefetto di Trapani. Il Comune è stato commissariato dalla Regione e anche se Caravà non ha più alcun potere non intende dimettersi. Secondo la Dda di Palermo il Sindaco avrebbe favorito gli uomini della cosca di Matteo Messina Denaro. A dimostrarlo ci sarebbero intercettazioni in cui si evince la sua collaborazione e la sua “dipendenza” dai clan locali. Un uomo che in apparenza proclamava la lotta alla mafie ma quando era costretto ad inaugurare un bene confiscato chiamava i suoi “compari” per scusarsi “Io questo ho dovuto farlo....”
In un territorio “difficile” dove è comunque possibile cambiare le cose le parole di don Luigi Ciotti: “Cosa Nostra pasce e cresce dove la politica è debole” sono ora più che mai veritiere. È necessario rendere immuni politica e politici a questo cancro letale che sono le mafie.

Diversa la storia di Monasterace (Reggio Calabria) 3500 abitanti e una giunta comunale già sciolta in passato per infiltrazioni mafiose.
L'attuale Sindaco, Maria Carmela Lanzetta, già al suo secondo mandato, per paura e per “solitudine istituzionale” si è arresa alla paura e ha presentato le dimissioni.
Una donna eletta dal popolo, che desiderava compiere semplicemente il suo lavoro per il bene comune si è ritrovata bersaglio della criminalità. La prima volta a giugno del 2011 quando la farmacia di sua proprietà è stata data alle fiamme. La seconda volta, invece, è cronaca di pochi giorni fa. Ignoti hanno sparato 3 colpi di pistola contro la sua auto.
Gesti che fanno pensare subito ad una matrice 'ndraghetista ma le conferme ancora non ci sono. Certo è che se un rappresentate delle istituzioni che cerca di fare il suo lavoro nel migliore dei modi subisce questi attacchi ci si aspetta più attenzione e più protezione da parte degli organi preposti.
La donna, 57 anni, in un intervista rilasciata a Repubblica ha dichiarato: “Dopo le dimissioni, il paese mi ha abbracciato e hanno organizzato un fiaccolata per manifestarmi solidarietà. L'Associazione Libera mi è sempre stata accanto in questa straordinaria avventura. Anche la chiesa locale. Sola non mi hanno lasciato, però qualcuno che doveva far sentire la sua voce in questi giorni è rimasto in silenzio. Parlo di certe associazioni, certe istituzioni”.
L'ennesima conferma che la coscienza civile può fare molto e spesso sopperisce alle mancanze dei Governi che troppo facilmente dimenticano l'abc della lotta alla mafia.

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