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strage-pizzolungo-web0Don Ciotti: "Si fa memoria con l’impegno di tutti"
di Maria Loi e Lorenzo Baldo - 2 aprile 2012 - FOTOGALLERY ALL'INTERNO
Trapani. “Rassegnati alla morte non all’ingiustizia le vittime del 2 aprile 1985 attendono il riscatto dei siciliani dal servaggio della mafia. Barbara, Giuseppe e Salvatore Asta”. Così  recita la stele nella spiaggia in prossimità di Trapani in memoria delle vittime della strage di Pizzolungo. In quel  drammatico attentato, il 2 aprile 1985 Margherita Asta, all’età di soli undici anni, in un istante ha perso la madre Barbara e i fratelli più piccoli, i gemellini Salvatore e Giuseppe, di sei anni. Tutti travolti e uccisi dalla violenza di Cosa Nostra. Obiettivo dell’attentato era il sostituto procuratore di Trapani, Carlo Palermo: era per lui l’autobomba posizionata sul ciglio della strada che da Pizzolungo conduce a Trapani.

Una tragica fatalità, però, lo salvò: la sua auto incontrò lungo il tragitto l’utilitaria guidata da Barbara Asta e la superò proprio nel punto in cui i sicari avevano posizionato la vettura con l’esplosivo.
Stamani, nell'ambito delle manifestazioni "Non ti scordar di me" organizzate dal Comune di Erice è stata deposta una corona di fiori sul cippo che ricorda il sacrificio delle tre vittime. Margherita Asta è lì presente, come ogni anno. Ogni volta per lei è come rivivere quella mattina che in attimo gli portò via quasi tutta la sua famiglia. “Sono un po’ frastornata” sono state le sue prime parole. “Sono passati 27 anni e questo luogo sta acquistando quella vita che aveva perso nell’85”  poi ha proseguito ricordando con amarezza come “sul luogo della strage, anni fa, c'era chi voleva realizzare uno stabilimento balneare. Oggi, per fortuna, c'è un parco della memoria”. La sua voce poi non ce la fa e si incrina per l’emozione. E al dolore seguono le lacrime. Con un fare paterno don Luigi Ciotti le sta accanto e la abbraccia. Un abbraccio che non ha bisogno di parole. E’ lui che poi prende la parola. Il fondatore di Libera con quella forza che lo contraddistingue ricorda ai presenti che “il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi” per questo motivo ci dobbiamo “Impegnare di più, tutti. Questo è il miglior modo di fare memoria”. Poi prosegue: “Qui, sulla lapide che ricorda Barbara, Giuseppe e Salvatore - ha aggiunto don Ciotti - c'è scritto che (loro ndr) attendono il riscatto dei siciliani. Io dico di tutti gli italiani perché la mafia è un problema nazionale e non solo della Sicilia”. Alla cerimonia ufficiale di commemorazione sono presenti anche due dei quattro agenti di scorta del giudice Palermo: Antonio Ruggirello e Salvatore La Porta. Il primo rimase gravemente colpito dalle schegge ad un occhio e l’altro alla testa e in diverse parti del corpo. Alla cerimonia hanno partecipato anche i vertici provinciali delle forze dell'ordine, il prefetto, scolaresche, autorità civili, militari e religiose.
Durante la cerimonia tre aquiloni bianchi hanno solcato un cielo terso. Uno è più grande rispetto agli altri due, ma il vento, contrariamente ad altri giorni, è leggero e li fa cadere in terra. I tre aquiloni rappresentano i due fratellini volati in cielo con la loro madre per quel terribile “botto” che per poter volare hanno bisogno di un vento più forte, quello della legalità, che dobbiamo far soffiare tutti noi con il nostro impegno quotidiano ogni giorno. Solo così potremmo onorare degnamente  la loro memoria
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Galleria fotografica © Nicola Pollina




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