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manca-attiliodi Lorenzo Baldo - 11 febbraio 2012
Nel mese di febbraio del 2004 in un insopprimibile desiderio di vita un giovane 34enne di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) annuncia ai propri genitori la volontà di accendere un mutuo per acquistare una casa. Nell’arco di 48 ore quel ragazzo viene ritrovato morto nel suo appartamento di Viterbo. Inizia così il mistero che ruota attorno a quello che frettolosamente viene definito un suicidio. Quel giovane si chiamava Attilio Manca e in quegli anni era tra i pochissimi urologi che operavano per via laparoscopica.

Una tecnica assolutamente all’avanguardia. A distanza di otto anni due anziani genitori, un fratello e un avvocato indomito, appoggiati da pezzi della società civile sparsi per l’Italia, chiedono a gran voce la verità su quella strana morte. Dopo tre richieste di archiviazione (debitamente respinte) lo scorso 30 novembre il Gip di Viterbo, Salvatore Fanti, ha disposto un supplemento di indagine per cinque uomini di Barcellona Pozzo di Gotto e una donna romana. Il reato ipotizzato riguarda la morte come conseguenza di un altro delitto. Nella fattispecie la cessione di eroina. Attilio Manca, infatti, è morto nella notte tra l’11 e il 12 febbraio per un mix di eroina e di un potente sedativo. Amici e colleghi del giovane urologo hanno sempre negato la possibilità che Attilio fosse un tossicodipendente. Chi gli ha ceduto la droga quella sera? E come ha fatto Attilio a iniettarsi due dosi di eroina nel braccio sinistro quando era un mancino puro? E soprattutto, come mai il giovane urologo è stato ritrovato con il volto tumefatto e con il setto nasale deviato dal quale è fuoriuscita una ingente quantità di sangue? Al momento gli indagati sono: Ugo Manca, cugino del medico, Angelo Porcino, Renzo Mondello, Salvatore Fugazzotto, Andrea Pirri e Monica Mileti. Le ombre che circondano le figure del cugino Ugo Manca (condannato in primo grado per traffico di droga e assolto in appello) e di Angelo Porcino (arrestato per mafia lo scorso giugno) sono simili a quelle che circondano la città del Longano incrostata di legami con la mafia e la massoneria; crocevia strategico per latitanti, a volte protetti da frati silenti. Ed è proprio l’ombra della mafia quella che a tutt’oggi non si riesce a dipanare. Il viaggio in Francia di Attilio Manca (di cui nessun collega aveva contezza) tra la fine di ottobre e il mese di novembre del 2003 coincide con il viaggio a Marsiglia di Bernardo Provenzano compiuto durante la sua latitanza per operarsi alla prostata. In quel periodo i genitori ricordano due telefonate di Attilio nelle quali il figlio disse appunto di trovarsi in Francia per seguire un intervento. Ci sono poi le intercettazioni del boss mafioso Francesco Pastoia che racconta di un urologo siciliano che avrebbe visitato il capo di Cosa Nostra. Solo coincidenze? In realtà siamo di fronte a veri e propri punti oscuri ancora da chiarire. Attilio Manca può essere stato “utilizzato” da Cosa Nostra per visitare realmente Bernardo Provenzano? Il giovane urologo avrebbe scoperto chi era quel vecchio? L’ipotesi che la sua morte sia collegata a questi eventi non ha ancora trovato riscontri tangibili. Ma allo stesso modo non è stato escluso definitivamente che la droga che ha causato il decesso di Attilio possa essere stata uno “strumento omicidiario” utilizzato da chi aveva interesse a mettere a tacere per sempre un testimone scomodo. Il mistero della morte del giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto resta quindi a tutt’oggi irrisolto. Un filo di speranza continua però ad animare i suoi familiari. Pochi giorni dopo la morte di Attilio sua mamma Angelina, prostrata dal dolore, aveva chiesto interiormente al figlio di darle un segno della sua presenza. Angelina è una donna fortemente credente, ma è soprattutto una madre segnata dalla sofferenza. Quel giorno era entrata nella stanza di Attilio, prendendo un libro dalla sua libreria e aprendo una pagina a caso. Aveva preso il Manuale di Epitteto: “Non dir mai di nessuna cosa: «l'ho perduta», ma: «l'ho restituita». È morto tuo figlio? È stato restituito. È morta tua moglie? È stata restituita. «Mi è stato tolto il podere»: ebbene, anche questo è stato restituito. «Ma chi me l'ha portato via è un malfattore». E a te cosa importa attraverso chi ne abbia chiesto la restituzione colui che te lo aveva dato? finché ti concede di tenerlo, abbine cura come di un bene che non è tuo, come i viaggiatori della locanda”. Attilio le aveva risposto. La pretesa di giustizia e verità che da quel giorno anima sua madre e la sua famiglia continua a rinnovarsi di anno in anno. Prima che l’oblio e il tentativo di discredito infieriscano ulteriormente su una ferita che non guarisce.


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