Indagato anche Cesaro, presidente della provincia di Napoli
di Aaron Pettinari - 7 dicembre 2011
Nuovi guai all'orizzonte per l'ex sottosegretatio all'economia Nicola Cosentino. La magistratura di Napoli ha chiesto alla Camera dei deputati di autorizzare l'arresto del deputato del Pdl, in quanto indagato per per falso, riciclaggio e altri reati, con l'aggravante di aver agevolato gli interessi del clan camorristico dei Casalesi in un'inchiesta sulle collusioni tra camorra e politica.
L'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Cosentino è stata firmata dal gip Egle Pilla, su richiesta dei pubblici ministeri Antonio Ardituro, Francesco Curcio e Henry John Woodcock (quest'ultimo applicato per questa inchiesta alla Direzione distrettuale antimafia). Così toccherà ancora una volta alla Camera, presumibilmente entro natale, se autorizzarne o meno l'applicazione.
Già sotto processo in primo grado proprio per i suoi legami con i Casalesi, è accusato di aver spinto Unicredit a concedere una linea di credito a una società che stava costruendo un centro commerciale a Villa Briano. Per parlare con i vertici della banca si fece accompagnare anche dal presidente della Provincia, Luigi Cesaro, destinatario di un avviso di garanzia per la sola ipotesi di violazione della normativa bancaria (in assenza di provvedimenti la Procura vuole comunque interrogarlo ndr). Gli inquirenti hanno ricostruito che il finanziamento venne concesso ma successivamente in parte bloccato perchè la documentazione presentata era falsa. L'ex sottosegretario avrebbe anche imposto al dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di dare via libera alla concessione per la costruzione del centro in violazione di tutte le norme urbanistiche. Inoltre sarebbero accertati episodi di voto di scambio relativi alle elezioni amministrative 2007 e 2010. L'inchiesta, denominata “Il principe e la scheda ballerina”, riguarda quindi altre 57 persone arrestate da uomini della Dia di Napoli e dei carabinieri. E nelle carte Cosentino viene descritto come il “referente politico nazionale del clan dei Casalesi”.
Due anni fa la Camera non autorizzò l'arresto
Due anni fa la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera respinse la richiesta di arresto nei riguardi di Cosentino e la stessa Camera confermò il no all'arresto (con un voto che, come disse Cosentino stesso, “ha oltrepassato gli schieramenti”). Dopo quel voto Cosentino restò al suo posto di sottosegretario, che però avrebbe mantenuto fino alle dimissioni nel luglio 2010, ma rinunciò alla candidatura a governatore della Campania a favore di Stefano Caldoro. L'allora premier Silvio Berlusconi, però, lo difese e lo volle come coordinatore del partito nella Regione. Nel settembre del 2010, infine, la Camera negò l'uso di 46 intercettazioni telefoniche fra Cosentino e alcuni imprenditori legati alla camorra, a voto segreto e con ben 308 no.
I rapporti tra clan e politica
Destra o sinistra il clan di Casale si faceva pochi scrupoli votando per ogni partito dal Pdl all'Udc quindi l'Udeur ed il Pd. Racconta un pentito, Luigi Grassia, a proposito delle elezioni comunali di Casal di Principe: “In tutta sincerità, che per noi del clan o vinceva Cipriano, come poi ha vinto, o vinceva Ferraro era sempre la stessa cosa, nel senso che chi comandava eravamo sempre noi e i politici di qualsiasi bandiera eseguivano i nostri ordini specie in materia di appalti”. E un altro camorrista, Giovanni Libello, addirittura aggiunge: “Se lui diventa sindaco (riferito a Cipriano Cristiano, ndr), per entrare nel suo ufficio non dobbiamo più bussare”.
Anche esponenti del Pd sarebbero stati al servizio dei Casalesi, come l’avvocato Arturo Cantiello, che nelle comunali del 2007 presiedeva un seggio elettorale dove si consumarono brogli elettorali. Il sistema era quello delle schede ballerine: una scheda bianca portata fuori dal seggio, compilata dal clan e fatta votare all’elettore. A quello che ne ha diritto o a un camorrista. A dimostrare il sistema vi è anche stata una perizia ha accertato che una stessa persona ha votato almeno cento schede. Un giochetto semplice ma efficace che ha permesso al clan di Gomorra di regnare incontrastato.